Nel 2019, stando al rapporto Rota, un decimo dei torinesi viveva sotto la soglia di povertà.Torino era la prima città per persone in trattamento CIG e la terza per lavoratori in mobilità. La città vedeva una forbice sociale sempre più ampia, con i ricchi che avevano tratto beneficio dalla crisi e i poveri che ne erano usciti sempre più prostrati.
In questo scenario desolante sulla situazione economica delle classi più povere, è arrivato il colpo finale: il Covid-19. La pandemia ha portato ulteriori CIG, cui un anno dopo sono seguiti i licenziamenti. Le partite IVA hanno faticato a sopravvivere e molte hanno dovuto abbandonare il mercato. Per non parlare poi delle PMI.
Torino, in sostanza, ha sempre più un problema con la povertà. Ecco perché è importante andare a scoprire le idee di un candidato sindaco in merito.
I dati sulla povertà a Torino
A fine 2020 il tasso di disoccupazione si attestava all’8,2%, con il 7,2% per gli uomini e il 9,3% per le donne. Per la fascia 15-29 il dato sale però al 20,7% complessivo, suddiviso nel 17,4% per gli uomini e il 25,3% per le donne.
Quest’ultimo dato è ancora più allarmante se letto assieme ai numeri sui NEET, ossia coloro che non sono Neither in Employment or in Education or Training (né occupati, né studiano, né frequentano tirocini). Insomma, si tratta di giovani che non hanno un’attività a riempire le loro giornate, poiché privi di opportunità e magari anche sfiduciati. In Piemonte, tra i 15 e i 34 anni, sono il 16%. A questi si aggiungono gli ELET (11%), Early leaving from education and training, ossia i soggetti che hanno abbandonato anzitempo i percorsi di studio e di formazione.
Va poi aggiunto come nel 2020 le domande per il reddito di cittadinanza siano cresciute del 3,5% (4mila in più) e quelle accolte del 3,8% (2.800 in più).
Come risolvere la questione povertà a Torino
Come abbiamo raccontato in questo articolo, l’innovazione dovrà essere il carburante della nuova Torino. Paolo Damilano, candidato sindaco per il centrodestra alle elezioni comunali torinesi, vede auto e aerospazio alla base di un progetto di rinascita economica. Auto e aerospazio dovranno sapersi però reinventare, sfruttando una base ingegneristica e tecnologica che tutto il mondo ci invidia. A questi due settori si aggiungono campi come la bioedilizia, pronti a dare lavoro a tante persone.
E poi c’è l’opportunità delle grandi opere cittadine. Come scrive nel suo programma, Damilano pensa a un tunnel urbano che attraversi la città in 15 minuti. “Provate allora a immaginare un tunnel urbano proprio a Torino, sicuro e ventilato con sistemi di ritenzione e cattura degli inquinanti, che si sviluppi da sud a nord. Fatelo partire nel territorio del Comune di Moncalieri e fatelo correre per quasi 20 km sino all’interconnessione con la SR 11. Immaginatelo svilupparsi prevalentemente sotto la riva sinistra del Po (e destra dopo Vanchiglia)”. Un’opera del genere, oltre ai benefici in termini di vivibilità della città – e di inquinamento – darebbe lavoro a 1200 persone, occupate a tempo pieno per i 6 anni stimati per la realizzazione del progetto.