Ovviamente si tratta solo di mere e sfortunate coincidenze. Ma il governo è scadente (in prorogatio) da poche settimane e i primi due report sulla produzione industriale di gennaio e febbraio sono diventati improvvisamente negativi, smentendo tutte le menzogne sulla ripresa che, nelle analisi, si è già ridotta a “ripresina”
Così i dati ISTAT relativi a febbraio registrano un nuovo calo della produzione industriale.
Dopo la caduta dell’1,8% in gennaio, l’indice determinato dall’Istat scende in febbraio a quota 106,6 con una contrazione dello 0,5% su gennaio 2018.
I due cali con cui inizia il 2018 – spiega Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor – gettano un’ombra preoccupante sulle prospettive di prosecuzione, quantomeno nel breve termine, della ripresina della produzione industriale iniziata a fine 2014. Il quadro preoccupa anche perché, rispetto ai livelli ante-crisi, per la produzione industriale il vuoto da colmare rimane ancora molto importante in quanto il gap si è ridotto, ma è ancora del 17,2%.
Il dato diffuso dall’Istat risulta da andamenti differenziati tra i 15 settori considerati. In particolare in febbraio, a fronte di crescite nei comparti della fornitura di energia elettrica, gas, vapore (+9,5%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi (+8,6%), dell’attività estrattiva (+2,9%) e della fabbricazione di macchinari e attrezzature (+0,5%) e di mezzi di trasporto (+0,5%), si registrano cali negli altri 10 comparti.
Le contrazioni di gennaio e febbraio, secondo il Centro Studi Promotor, non sono coerenti con il quadro congiunturale complessivo che vede un certo miglioramento dei consumi e del potere d’acquisto e una buona tenuta del clima di fiducia dei consumatori.
E questa situazione da un lato rassicura perché il contesto economico potrebbe aiutare a superare quella che, per il momento, è soltanto una lieve frenata della produzione industriale. E occorre poi aggiungere che un aiuto a collocare i prodotti della nostra attività manifatturiera dovrebbe venire anche delle ottime prospettive dell’economia e del commercio mondiale.
Peccato che le scelte di Trump sia sul fronte dell’aggressione alla Siria sia nel sostegno al terrorismo internazionale, sia ancora con i dazi, rischino di fermare tutto, peggiorando sensibilmente il clima mondiale.
D’altra parte i due segnali negativi consecutivi con cui la produzione industriale inizia il 2018 potrebbero essere interpretati anche come i primi sintomi di un raffreddamento della ripresa complessiva in atto.
Secondo Gian Primo Quagliano è comunque essenziale che il nuovo Governo, che auspicabilmente si formerà, mantenga e possibilmente migliori la politica di sostegno agli investimenti dei settori produttivi.