Doccia scozzese per la produzione industriale in Italia. Non solo non si è recuperato il livello di febbraio, quando l’indice pre crisi Covid era pari al 103,4 a fronte del 101,1 di ottobre; non solo siamo lontanissimi dal recupero di quella che Gian Primo Quagliano – presidente del Centro studi Promotor – definisce “la voragine aperta dalla pandemia nel bilancio della produzione industriale tra marzo e luglio”; ma, soprattutto, non è stato recuperato il crollo dovuto alla crisi precedente, cioè alla crisi del 2008 innescata dal fallimento di Lehman Brothers. Prima della pandemia, cioè a fine 2019, il calo dell’indice rispetto ad aprile 2008 era del 23,1%.
Nessun problema, rassicura il lìder minimo. Arriveranno i 200 miliardi dell’Europa e l’Italia potrà investire miliardi su miliardi per cambiare la definizione: miliarde su miliarde. Ecco la strategia vincente per il rilancio in salsa boldriniana. La produzione industriale crolla, ma avremo dottora e medica a curarci, professora ad insegnarci, la direttora a dirigerci. Mica si possono ridurre le risorse destinate alle boldrinate per creare posti letto in ospedale, per raffozare il sistema produttivo, per migliorare la formazione, per far crescere l’innovazione, per potenziare l’export.
Almeno ci sarà il vantaggio di rinunciare al team per tornare alla squadra, di abbandonare il meeting per recuperare la riunione. D’altronde il prode Mattarella attacca i nazionalismi che ritardano il Recovery. Lo ritardano così tanto che al Quirinale non è arrivata la notizia dell’accordo raggiunto con Ungheria e Polonia. Dunque l’unico che ritarda è il suo protetto, Giuseppe Conte, con la banda dei 300. Mattarella, però, mica se n’è accorto..
Peccato che le lavoratrici licenziate, perché l’azienda ha chiuso per mancanza di competitività e di nuovi mercati, se ne freghino delle boldrinate e delle parole inutili di Mattarella e preferiscano banali investimenti industriali e commerciali. Preferiscano miliardi destinati alla crescita professionale loro, dei loro compagni, dei loro figli. Preferiscano un ministero degli Esteri che si degni anche di sostenere le imprese che esportano i prodotti italiani invece di trasferire la sede all’estero per pagare meno.
Ma la task force del lìder minimo non si cura di queste sciocchezze. Volano alto, gli esperti del lìder minimo. Magari dopo essersi confrontati con le Bimbe di Conte. Una pagliacciata che, purtroppo, avrà in mano il futuro del Paese. Una banda impegnata a distruggere l’Italia facendo pagare un conto colossale alle pecore di oggi ed ai figli e nipoti per decenni.