Il ministro per la Stangata fiscale, Franco, ha assicurato che “per ora” non ci saranno aumenti di tasse sulle case. E quel “per ora” non è proprio rassicurante. Ma, per ora, possono bastare le stangate sulle bollette di luce e gas, su benzina e gasolio, su tutti i lavori in edilizia. L’inflazione è ripartita alla grande, mettendo a rischio gli interventi europei ed anche la flessibilità sui conti e sul debito pubblico. Però le statistiche sul Pil vengono gonfiate ed il governo fa bella figura.
Peccato che i rincari sulle bollette abbiano ripercussioni a cascata su tutti i settori. Paolo Bianchini e Raniero Albanesi, rispettivamente presidente e direttore generale di Mio Italia, hanno scritto al ministro Cingolani per far notare che le stangate rappresentano “un nuovo, pesantissimo, macigno sul settore Horeca, già messo a dura prova nel corso degli ultimi 18 mesi: migliaia e migliaia di esercenti, in tutta Italia, sono stati costretti a chiudere definitivamente i battenti della propria azienda”. Bar, ristoranti, pizzerie, pub sono a rischio.
“Il Centro studi di MIO Italia, per mezzo di un sondaggio effettuato su migliaia di associati, ha analizzato l’incidenza percentuale media delle forniture di gas ed energia elettrica sul fatturato dei piccoli imprenditori del comparto Horeca. Ebbene, le bollette di gas e luce gravano per il 9% sui bar e per il 4,5% sui ristoranti. Considerando gli aumenti previsti, queste percentuali si alzeranno dal 9 al 12% per i bar e dal 4,5 al 6% per i ristoranti”.
La conseguenza sarà un aumento dei prezzi che penalizzerà le famiglie e porterà ad un calo della clientela, con tutto ciò che comporta in termini di utili, di occupazione, di riduzione degli ordini ai fornitori. Che, a loro volta, aumenteranno i prezzi per fronteggiare la stangata delle bollette.
“Lo scorso anno MIO Italia consegnò al Governo una Proposta di variazione dell’aliquota Iva nell’ambito delle attività di ristorazione, chiedendo l’applicazione di quella al 5%, in modo che le piccole imprese potessero fronteggiare l’enorme perdita di fatturato, che poi abbiamo visto ammontare a decine di miliardi di euro.
L’abbassamento dell’Iva al 5% è possibile per la ristorazione. In questo senso ci permettiamo di citare le normative comunitarie di riferimento: Direttiva 2006/112/CE del 28 novembre 2006 e Direttiva 2009/47/CE del 5 maggio 2009.
L’applicazione dell’aliquota al 5%, in luogo di quella attuale del 10, porterebbe a un aumento del ricavo lordo aziendale, che sarebbe in parte riassorbito dai maggiori costi delle forniture di gas ed elettricità. La restante parte, se reinvestita, andrebbe a generare nuova economia o tornerebbe a essere fonte di tassazione, a vantaggio dell’erario.
Aggiungiamo che un aumento degli investimenti, anche se mimino, genererà una leva economica di segno positivo, mai così auspicabile come nel periodo attuale.
Riteniamo, infine, che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) debba rappresentare anche un’occasione per intervenire a sostegno del comparto Horeca, vanto italiano nel mondo, eccellenza assoluta, riconosciuta e – nonostante i tentativi di altre nazioni – inimitabile”.