Mancano 150 mila addetti nel settore della ristorazione italiana. Soprattutto personale di sala. Ormai le lamentele degli imprenditori si susseguono a scadenze sempre più ravvicinate. Evidentemente aver eliminato il reddito di cittadinanza non è bastato per convincere giovani e diversamente giovani ad accettare proposte di lavoro che, evidentemente, non sono particolarmente convincenti.
“Lavorare nella ristorazione – evidenzia Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia – è sicuramente un mestiere duro, che richiede sacrifici e grande serietà. Significa lavorare quando gli altri fanno festa, significa sacrificare la famiglia e gli affetti, ma significa, per contro, avere sempre opportunità di impiego, crescere professionalmente in un mondo ricco di offerta, sviluppare abilità comunicative e sociali e costruire giorno dopo giorno il proprio successo personale e delle realtà imprenditoriali presso cui si lavora. Negli ultimi anni i bistrattati ‘cuochi’ sono diventati ‘chef’, in alcuni casi vere e proprie star, grazie, soprattutto, ad una forte spinta di consapevolezza del proprio ruolo sociale. Dietro queste figure ci sono percorsi formativi e professionali molto lunghi, importanti e continui. Così deve essere anche per i camerieri, i baristi e il personale di sala”.
Tutto bello, tutto giusto. Ma se queste figure sono così importanti, forse varrebbe la pena offrire contratti in grado di valorizzare il loro lavoro. Anche perché i prezzi, persino in buona parte delle trattorie, sono ormai fuori portata per un numero crescente di famiglie. E diventa difficile accettare retribuzioni insufficienti quando i titolari guadagnano cifre elevate. Proprio a Torino, in concomitanza con una serie infinita di eventi, i ristoranti stanno lavorando molto e assicurano di aver bisogno di molti più addetti. Non quelli ipotizzati dai geni del governo, convinti che bastino un paio di giorni per imparare il mestiere, ma giovani preparati e qualificati.
Gli istituti alberghieri sfornano ogni anno un piccolo esercito di cuochi, personale di sala, personale per gli hotel. E se scelgono di non andare a lavorare nei locali di Torino, qualche motivo ci sarà.