“La saga dei Menabrea”: è il sottotitolo del libro “La salita dei giganti”, scritto da Francesco Casolo e pubblicato da Feltrinelli (19 euro per 400 pagine). Menabrea, per gli appassionati di birra, è un marchio storico e la saga dell’omonima famiglia può intimorire il lettore che si aspetta un lungo e noioso elenco di date e dati, una spiegazione tecnica sulla lavorazione della birra, un’analisi delle materie prime, una descrizione dei movimenti delle quote societarie.
Nulla di tutto ciò, invece. “La salita dei giganti” è, in realtà, un grande romanzo d’amore. Amore per la birra, certo, se no il marchio biellese sarebbe presto sparito come altri. Ma soprattutto un amore per le persone che sono state protagoniste di questa non lunghissima storia. Ed un amore per le montagne che hanno fatto da sfondo alla nascita ed allo sviluppo di questi amori. Uno sfondo per nulla passivo, perché il Monte Rosa e la Valle del Lys in particolare diventano coprotagonisti di una vicenda che intreccia passioni ed innamoramenti, morti premature e dolori profondi, con la Storia ufficiale che coinvolge la Regina Margherita, diventata ospite abituale di Gressoney.
Ma anche intrecci tra culture diverse poiché i protagonisti principali, i Menabrea che originariamente erano Menabreaz, sono Walser abituati a spostarsi dal loro angolo orientale valdostano sino nella vicina Svizzera per poi raggiungere Austria e Germania. Ma che, poi, si ritrovano in una Biella fisicamente vicina ma non altrettanto culturalmente. Con stili di vita inevitabilmente molto diversi rispetto a quelli dell’alta montagna gressonara.
Eppure l’amore, anche quello per la società in cui si inseriscono, supera ogni ostacolo. Comprese le morti premature del padre e poi del marito della vera protagonista del libro. Un romanzo al femminile, in fondo. E questo magari stupirà i bevitori di birra convinti che si tratti di un mondo rigorosamente maschile.
Ma il libro di Casolo – che sarà presentato dall’autore il 18 agosto ad Ayas Champoluc – è anche una lezione di scrittura. Ed oltre al miracolo della bambina Menabrea che divenne birraria, anche un libro scritto in ottimo italiano diventa, ormai, quasi un miracolo.