Arriva la primavera, finisce il turismo alpino e, chi può, pensa già al mare. Anche in Sardegna da dove, puntualmente, riemergono le tesi sull’Isola come sede di Atlantide, come cofondatrice della civiltà egizia, etc etc. In effetti è curioso come una civiltà così misteriosa ed affascinante come quella Sarda sia sempre stata sostanzialmente emarginata non solo dalla narrazione sull’antichità ma anche dagli studi più approfonditi sulle civiltà più antiche.
Per arrivare ad un po’ di notorietà per i shardana hanno dovuto intervenire gli egiziani a ricordare il ruolo militare di questi combattenti di probabile origine isolana. Ma il fascino misterioso delle origini resta lontano dall’interesse collettivo. Nonostante le migliaia di nuraghe che fanno della Sardegna il più grande concentrato non solo italiano di reperti e siti archeologici. Molti di più della stessa Roma o dell’intero Lazio.
E non è solo colpa degli studiosi accademici sempre restii ad accettare ricostruzioni che mettono in dubbio le banalità ufficiali che hanno difficoltà ad andare oltre i romani, i fenici, i cartaginesi, ora anche gli Egizi che gli accademici avevano sempre cercato di ignorare. Inevitabile che gli studiosi ufficiali abbiano il terrore di uscire fuori dalle ricostruzioni di comodo e trasmesse da docente a docente. Sono le stesse logiche, gestisce dalle università nordamericane, che hanno gravemente ritardato e danneggiato gli studi sulle popolazioni Maya ed Atzeche.
Però è troppo facile scaricare sugli altri le responsabilità che sono, principalmente, sarde. Perché è più comodo dedicarsi alla promozione di spiaggia e mare. Due ombrelloni, una sdraio ed un migrante a raccogliere i soldi. Poca fatica e grandi incassi. L’unica fatica è quella di far approvare le delibere per concedere agli investitori la possibilità di costruire nei luoghi dove la tutela del paesaggio e dell’ambiente inviterebbe al rispetto e non allo sfruttamento.
In fondo è la stessa logica che comincia a farsi largo anche per i siti archeologici. Da circondare con ristoranti costosi, con hotel di lusso, con servizi scadenti ma a caro prezzo. E la promozione? Quella no, costa. E gli studi per approfondire la storia più antica dell’Isola? No, costano troppo. E le infrastrutture per raggiungere rapidamente e comodamente almeno i principali siti archeologici? Neanche a parlarne, costi eccessivi.
Poi, però, finiti gli affollamenti delle spiagge, torna immancabile la domanda: come si può fare per attirare turisti per tutto l’anno puntando sulla storia più antica? Le risposte sono sempre le stesse, la volontà di ignorarle pure. Così come si preferisce ignorare il prezzo dei voli, dei traghetti, del noleggio di auto. O la mancanza di una rete ferroviaria decente, di collegamenti con autobus efficienti.
Meglio dedicarsi alle polemiche pseudo storiche su Atlantide ed i romani, su egizi e fenici. Persino su catalani e sabaudi. Purché nessuno pretenda investimenti legati alla cultura..