È l’anniversario di Dante. Settecento anni dalla morte, avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 settembre 1321. Dunque, questo articoletto potrebbe sembrare scritto con molto, troppo anticipo…. Tuttavia questo è un anno che è stato ufficialmente consacrato alle celebrazioni dantesche. In tutte le sedi, ufficiali ed ufficiose. Dai più importanti enti culturali, dalle Accademie ed Università, sino alle scuole di ogni ordine e grado, tutti programmano, organizzano eventi celebrativi. Tutti formano comitati, commissioni – cosa in cui, noi italiani, non abbiamo uguali nel mondo – per celebrare, ricordare, evocare il Poeta.
Bello. Peccato che, tutto questo, avvenga solo in modo virtuale. E presumibilmente continuerà così, per tutto il 2021. Perché, anche se il Draghi di governo dovesse decidere di aprire le gabbie, di allentare le restrizioni, addirittura di dichiarare finita la “pandemia” – ovvero se arrivasse alla, logica, conclusione che il virus ha esaurito il suo compito economico e politico – ben difficilmente si passerà a celebrazioni con modalità più tradizionali. E questo sia perché sarà probabilmente troppo tardi per organizzarle, sia perché la paura, una volta inculcata, non può essere fugata con un semplice DPCM….
Insomma, festeggeremo Dante, ma in modalità virtuale. Distanziati. Webinar, piattaforme, videoconferenze, convegni e letture online. Distanziati. Rigorosamente. E, magari, anche con le mascherine.

A pensarci… molto meno bello, no? Anzi, un po’ deprimente… Perché la Commedia e le altre opere, in versione virtuale – che tutto appiattisce, sterilizza, rende sciapo – sinceramente proprio non ce le vedo.
Lo so bene che una lettura è una lettura. E che riascoltare la recitazione dantesca di Carmelo Bene mette ancora i brividi… anche se, certo, non come in quella notte del 31 Luglio del 1981, dalla Torre degli Asinelli di Bologna…
E non voglio mettermi ad arzigogolare su un Dante che incontra Beatrice in chat, e non per le vie di Firenze… Anche se ben difficilmente avrebbe potuto cavar fuori le rime per cantare della sua gentilezza e onestà, e di quel saluto che diviene estasi e salvezza… Al massimo un paio di messaggini, di battute, come uno scemo da tastiera qualsiasi… perché, talvolta, lo strumento sovrasta l’uomo. E lo rende schiavo…
Ma questi sono giochetti ucronici da poco…

Piuttosto quello mi infastidisce, che stona, che stride è altro…
Vedete Dante per me non è solo l’Altissimo Poeta. Lo leggo e rileggo sin da ragazzino. Sin dalle elementari oserei dire, quando la mia vecchia maestra mi mise in mano una edizione della Commedia per ragazzi. Semplificata e con delle affascinanti illustrazioni. Da allora… beh non è praticamente passato giorno che non mi baloccassi con qualche narrazione, personaggio, verso dantesco…
E così, nei molti anni trascorsi, mi sono fatto un’idea di Dante tutta mia. Che non pretendo sia vera, o esatta in senso assoluto. Ma per me lo è.
E del Poeta mi sono alla fine fatto un ritratto così preciso, e così vivido che… beh spesso mi sembra di vedermelo davanti. E di parlarci….
Ora non chiamate per favore la neuro, e non venite a consigliarmi un TSO. In fondo è una pazzia tranquilla e innocua. Che mi porta, però, a pensare che a lui, a Dante, o se vogliamo esser precisi anagraficamente a Messer Durante di Alighiero degli Alighieri – in origine Aldighieri, chè la casata aveva ascendenza padana, da Ferrara probabilmente – tutte queste celebrazioni non avrebbero fatto un gran piacere. Anzi, col caratteraccio che aveva – quello sì tutto toscano – ci si sarebbe arrabbiato. E non poco.

Perché lui era un anacronista. Un reazionario della più pura razza, per dirla con Edoardo Sanguineti che gli dedicò il suo libro migliore. O, meglio ancora, un lottatore contro il suo tempo. Quindi un ribelle. Ben poco propenso a divenire un’icona da museo. Una esercitazione retorica per occhialuti sorci di biblioteca. E certo non amava i greggi di pecore matte che non hanno la minima dignità di uomini.
E, quindi, questa italietta che lo celebra non gli sarebbe punto piaciuta.
Anche perché, lui, Dante, aveva sempre rischiato di persona. E pagato. E nella Selva Oscura si era addentrato davvero. Non in un videogioco. E aveva sfidato le Tre Fiere, e disceso le ripide vie dell’inferno. Guadando fiumi avernali con nocchieri demoniaci. Varcando porte di fuoco difese da Furie e Medusa. Scendendo negli abissi di Malebolge a cavallo del Drago Gerione. Quello col volto dell’uomo dabbene e la coda da scorpione. Quello che incarna la grande ipocrisia. E l’usura che distrugge il mondo e rende schiavi gli uomini…
E potrei continuare. Ma credo basti. Soprattutto se si ha presente le condizioni di quest’Italia che l’anniversario di Dante si appresta a celebrare. E i non volti degli uomini che ne parlano. Che pretendono di spiegarlo e interpretarlo…
Pecore matte, Demoni… Draghi volanti.
No, a lui queste celebrazioni avrebbero solo suscitato ira e sdegno.