Provocatori, quelli del debenedettiano Domani. In un articolo di Walter Siti, rilanciato intelligentemente dall’Arsenale delle idee, invitano la Destra ad avere più coraggio sul fronte culturale. Che è anche il fronte, vero, della politica. Ad avere il coraggio di mettere in discussione i grandi dogmi del politicamente corretto, della rappresentanza democratica. A rivedere il concetto di patria, ad individuare il senso delle élites.
Che si tratti di una provocazione è evidente proprio dal riferimento alle élites nel momento stesso in cui la destra si esprime attraverso Donzelli. Ed il fatto che l’articolo sia stato scritto prima delle ultime esternazioni di un politico che non è mai stato particolarmente apprezzato per il suo acume, non cambia la realtà drammatica di una classe dirigente inadeguata. Ed ha fatto benissimo l’Arsenale delle idee a rilanciare l’invito di Domani. Perché le idee sono indispensabili per costruire un futuro che rappresenti l’alternativa alle banalità del politicamente corretto.
Da dove ripartire, però? Dai mercanti di armi o dallo studio serio della geopolitica? Dallo sfruttamento del lavoro, in nome del profitto e del “basta la buona volontà”, o dalla valorizzazione del lavoro puntando sull’economia della conoscenza e dell’intelligenza (che non può essere sottopagata)? Da Donzelli o da Pareto? Dall’oligarchia o dall’aristocrazia? Dalla cementificazione delle spiagge e delle montagne o dalla tutela dell’ambiente? Dal “proviamola nuova” o dalla riedizione del “padrone delle ferriere”?
Alcune risposte sono già state fornite. E dimostrano la perfetta sintonia tra la concezione di “destra” in stile crosettiano con quella antidestra di Macron. “Se i fatti non si accordano con la teoria, tanto peggio per i fatti”. Macron e Meloni hanno adattato la frase alla volontà popolare. In Italia i sondaggi evidenziano che la maggioranza dei sudditi non vuole l’invio di armi al folle di Kiev. Ma Crosetto insiste e Meloni si adegua. Mancano i soldi per le famiglie italiane ma chissenefrega.
E Macron, di fronte alle oceaniche manifestazioni dei francesi contro l’innalzamento dell’età della pensione, ribadisce che la riforma andrà avanti comunque. Perché mancano i soldi, visto che devono essere utilizzati per le armi da inviare a Zelensky quando non è impegnato a duettare con Amadeus o ad occuparsi dei mondiali di calcio e delle Olimpiadi.
Almeno sono chiari i riferimenti storici in entrambi i casi. Per Macron vale “L’État c’est moi”, frase attribuita a Luigi XIV. Per Meloni “Io so’ io e voi non siete un c….” del più modesto Marchese del Grillo.