“Noi siamo vittime della psicologia accademica, della psicologia scientista, financo della psicologia terapeutica”; “La ricerca sperimentale ha offerto una difesa maniacale contro la ricerca interiore, così come la ricerca interiore clinica ha offerto una ritirata paranoica dalla responsabilità pubblica”; “Oggi la psicologia – anche la psicologia del profondo – è uno strumento dell’establishment”. Tre citazioni al volo di James Hillman, fondatore della psicologia archetipica, per inquadrare lo squallido spettacolo degli psicologi nella sfilata del 2 giugno. Ho notato, però, l’assenza di due gonfaloni che avrebbero dovuto essere portati a buon diritto da Massimo Recalcati e da Umberto Galimberti.
La psiche è stata tradita dai funzionari governativi che hanno abiurato a quello che dovrebbe essere il mandato vocazionale dei curatori dell’anima: condurre la persona all’esame di realtà, attivare le competenze personali, accompagnare il singolo a quel processo di individuazione che è anche la capacità di resistere al dettato ipnotico della norma e dell’opinione diffusa. Invece, per convenienza, per viltà o per semplice ignoranza, hanno eluso l’avvertimento di Hillman – “Oggi la patologia la si incontra nella psiche della politica e della medicina” – e si sono adeguati alle direttive di disturbati ministri e di equivoci sanitari. Oggi, loro, sono i fiancheggiatori di quell’infame indicatore che va sotto il nome di resilienza, e che altro non è che l’adeguamento passivo e beota alle pressioni morali e sociali del potere disciplinare.
I medici, poi, senza dignità nella miseria in cui anni di devastazione del sistema sanitario nazionale li hanno ridotti a prestatori d’opera, salutano soddisfatti la tribuna dei satrapi. Quei medici che si sono adeguati alle criminali direttive del Ministero dell’Ipocondria, senza minimamente metterle in discussione, comportamento che sarebbe stato semplicemente scontato da parte di chi ha competenze e preparazioni in materia. Quei medici che “non visitavano i pazienti, limitando a prescrivere farmaci (condotta che un tempo) palesava il reato di omissione di atti di ufficio”, come giustamente sottolinea il giudice Angelo Giorgianni, sono gli stessi che si sono prestati a trattare i pazienti da cavie, con la vergogna dello scudo penale. Quei medici che con viscida sottomissione hanno sospeso colleghi senza discutere sulla validità delle procedure, ma semplicemente accettando il ruolo di scribi delle ordinanze politiche.
Quei medici che con equivoca vocazione riportavano pedissequamente dati e interpretazioni diffuse dagli Apparati della Disinformazione, evitando accuratamente ogni analisi, ogni dubbio, ogni verifica che avrebbe potuto essere in contrasto con la narrazione del potere.
Mancavano due rappresentanze nella carnevalata del 2 giugno: toghe nere ed ermellini a dimostrazione della vicinanza dell’ingiustizia col potere, e prodi gazzettieri con mezze maniche e penne a sfera in spalla a testimoniare la gloriosa campagna di manipolazione a sostegno della propaganda di regime.
Sarà per il prossimo rave party istituzionale, augurandomi che al posto dell’Inno di Mameli si possa ascoltare la Marcia funebre di Chopin, molto più adatta a questa repubblica democratica nata dalla resistenza.