Da quando Massimo Giannini è diventato direttore de La Stampa, dal suo giornale è partita una massiccia campagna di discredito contro il ministro Azzolina. Nei giorni scorsi abbiamo ripreso l’attacco del quotidiano torinese da parte di Chiara Saraceno.
Ma lunedì 18, in concomitanza con l’avvio della Fase2, sono scesi in campo il fior fiore degli intellettuali di sinistra che hanno sottoscritto un appello redatto da Massimo Cacciari contro le ipotesi di riapertura delle scuole a settembre annunciate da parte dello stesso ministro.
Stiamo parlando di intellettuali di primissimo piano quali, tra gli altri, Alberto Asor Rosa, Luciano Canfora, Sergio Givone, Nadia Fusini o Giacomo Marramao, vale a dire esponenti da sempre schierati a sinistra e molti dei quali contigui al Partito Democratico fin dai tempi in cui si chiamava ancora PCI.
Anche se l’Azzolina non viene mai nominata, la presa di posizione è chiarissima: “I messaggi che ci raggiungono in questo esordio della Fase2 a proposito della scuola sono ben più che allarmanti” scrive Cacciari.
Che continua: “La prospettiva che emerge è quella di una definitiva e irreversibile liquidazione della scuola nella sua configurazione tradizionale […]. La scuola non vuol dire meccanico apprendimento di nozioni, non coincide con lo smanettamento di una tastiera. […] Vuol dire anzitutto socialità […], crescita intellettuale e morale, maturazione di una coscienza civile e politica. Insomma – conclude l’appello – qualcosa di appena più importante e incisivo di una messa in piega o di un cappuccino”.
Non si ricordano prese di posizione così perentorie neppure ai tempi in cui il dicastero di viale Trastevere era retto da Letizia Moratti o da Maria Stella Gelmini.
Un’invettiva da cui traspare l’insofferenza che il Partito Democratico nutre ormai da tempo nei confronti dell’alleato di governo pentastellato. Sono note infatti le numerose esternazioni nel merito che il segretario PD Zingaretti ha riversato su giornali e social nel corso dell’ultimo mese. La punta di un iceberg che cela un’irritazione ben più importante, dovuta alla difficile convivenza di politici di lungo corso nei confronti di quelli che vengono considerati poco più che dei dilettanti allo sbaraglio.
E a farne le spese, oggi, è la “ministra” Azzolina, scaraventata nell’arena ministeriale da poco più di quattro mesi, che da ex docente e soltanto abilitata al ruolo di preside, si è trovata tra le mani una patata bollente alla quale era totalmente impreparata. Situazione che già Massimo Arcangeli, presidente della commissione esaminatrice per l’accesso al ruolo di dirigente scolastico che aveva esaminato la Azzolina tra il 2018 e il 2019, aveva denunciato su La Repubblica lo scorso gennaio. Con il risultato che le uscite mediatiche dell’ex sindacalista della sconosciuta sigla ANIEF, peraltro non ancora tradotte non dico in legge e neppure in decreto ma almeno in circolari, non hanno fatto altro che creare scompiglio e confusione in centinaia di migliaia di studenti, docenti, genitori e semplici cittadini.