È nei dettagli che, a volte, si nascondono i grandi cambiamenti. Epocali. Oggi viene presentata una ricerca su alcune grandi città italiane ed il quadro che emerge dovrebbe far sorgere alcune domande.
In teoria la politica dovrebbe anche fornire risposte ma se qualcuno si ponesse degli interrogativi sarebbe già un buon risultato.
Un dato colpisce in particolar modo: a Torino poco meno della metà dei nuclei famigliari è composto, in realtà, da 1 sola persona. Non significa metà della popolazione, perché nuclei di 2-4 persone cambiano le percentuali assolute, ma metà dei nuclei, delle case.
Già definire “famiglia” un singolo è una contraddizione in termini. La ricerca evidenzia una crescita rapidissima delle nuove solitudini. E non è per nulla scontato che si tratti di scelte e non di situazioni obbligate e tutt’altro che desiderate. Di sicuro è un vantaggio per le oligarchie che gestiscono il potere.
La solitudine è il miglior antidoto contro ogni forma di ribellione, di protesta.
È vero che le rivoluzioni le fanno le élites e non le masse, ma per far crescere un’élite occorre che gli individui si incontrino e si accordino. Dunque meglio isolare tutto e tutti.
Le rivolte del mondo del lavoro, a partire dai primi scioperi delle mondine, erano accompagnate da canti corali che rappresentavano un simbolo di aggregazione e un momento di lotta.
Ora i sindacati organizzano, per la festa del lavoro, un concertone romano dove la folla non è protagonista ma semplice spettatrice. Non partecipa, si limita ad ascoltare tra una pomiciata ed un applauso per divi milionari.
Non è certo questa folla passiva a rappresentare un pericolo per il potere. Finita la musica, ciascuno tornerà alla propria solitudine.
Ma un altro dato emerge con forza dalla ricerca. A Torino solo il 60% dei nuovi nati è figlio di una coppia di italiani. Una situazione che, forse, è conseguenza del dato sui single. Perché gli stranieri conservano una maggiore identità, un senso di appartenenza al gruppo etnico.
Alain de Benoist rifiuta il concetto di sostituzione etnica e parla di trasformazione etnica. In fondo la definizione non è fondamentale, più importante sarebbe capire come affrontare il profondo cambiamento.
Per quanto riguarda le famiglie di una sola persona, la soluzione è già stata indicata dal Fondo monetario e dai poteri transnazionali: in molti casi si tratta di anziani, soprattutto donne rimaste vedove, che rappresentano un costo per la società. Dunque si può ricorrere all’eutanasia che può essere realizzata anche con la riduzione delle pensioni. Se invece il single è giovane, va benissimo perché i consumi di chi vive da solo sono superiori a quelli individuali all’interno di un gruppo di più persone. Tenendo però presente che la precarietà a vita, difesa dagli economisti politicamente corretti come il futuro inevitabile, porterà a contributi ridotti ed a pensioni da fame.
Hai il diritto di sopravvivere solo se produci e consumi. Poi puoi pure morire, il più rapidamente possibile per alleggerire i conti dell’Inps.
0 commenti
Bellissimo articolo, mi fa pensare alle affermazioni del sociologo Ulrich Beck che similmente sosteneva che per le multinazionali e il potere la scomparsa della famiglia è una manna: un singolo spende in media di più rispetto a un individuo in famiglia per la spesa quotidiana, concentra meno ricchezza (in termini di risparmi messi da parte) e quindi ha meno potere economico, è completamente in balia del sistema. Specialmente in un Paese in cui l’organizzazione e l’aiuto statale sono spesso claudicanti, la riflessione di Augusto Grandi è spietata ma molto lucida!