Nutri-score, l’etichetta europea a semaforo per i cibi che tanto spaventa i produttori italiani. E che si trasforma in una cartina di tornasole per il governo italiano sovranista, europeista ed atlantista. In tv, a spiegare la posizione dell’esecutivo, è andato ovviamente il ministro/cognato (ed anche nipote di..). Ma più che a spiegare, il povero Lollobrigida sembrava impegnato a scalare vetri e specchi.
Va bene, il primo nemico da indicare al pubblico ludibrio era facile facile: la Francia che ha voluto il semaforo europeo. Ma già diventa difficile spiegare come faccia Parigi a conciliare il nefasto Nutri-score con una produzione agroalimentare molto simile a quella italiana. Perché se il semaforo boccia il parmigiano, non è che salvi il camembert. E figurarsi il burro ed i salumi, francesi o italiani che siano. Dunque, per il ministro/cognato, la colpa è delle multinazionali. Ma solo di quelle francesi. Vuoi mica andare a criticare le multinazionali statunitensi? Quelle dei padroni? Mai.
Ed il via libera del Nutri-score alle bevande gassate non porta mai il ministro della sovranità alimentare a citare quell’azienda nordamericana che produce una bevanda scura, gassata, che viene esportata in tutto il mondo e che ha stabilimenti anche in Italia. Difesi strenuamente proprio dai partiti della sovranità nazionale.
Ed allora si vedrà, nei prossimi mesi, quale sarà l’atteggiamento del governo europeista nei confronti di questa decisione europea. Che, in realtà, potrebbe tranquillamente essere contrastata da una informazione nazionale di segno opposto. Ma sarebbe criticata dai chierici del passato regime tecnocratico/piddino e dai loro giornali. Bisogna essere politicamente corretti e mangiare larve e insetti, alghe e scarafaggi.
Perché se i francesi non si preoccupano per il futuro dei loro vini, dei loro formaggi, della loro carne (abbondantemente commercializzata anche in Italia), forse è perché sono sicuri che i consumatori transalpini non si faranno condizionare dal semaforo. Certo, resta l’olio. Considerato più pericoloso della innominata bevanda gassata americana. Peccato che una quota consistente dell’olio italiano non abbia mai visto un’oliva del nostro Paese. E che a preoccuparsi dovrebbero essere greci, tunisini e, soprattutto, gli spagnoli che si sono comprati anche alcune aziende italiane.