L’Europa rischia la desertificazione spirituale?
Parrebbe proprio di sì.
È sufficiente guardarsi intorno, o fare quattro chiacchiere con amici e colleghi, per rendersi conto che i legami comunitari e religiosi, a qualsivoglia livello, sembrano irrimediabilmente allentati.
Per quanto riguarda l’Italia, patria del Cattolicesimo, non siamo in possesso di dati certi.
Invece per quanto riguarda la Germania ne sappiamo qualcosa di più. Come ha riferito recentemente la “Süddeutsche Zeitung” – citata da “ItaliaOggi” – in Germania, ogni anno, escono dalle diverse confessioni religiose più o meno 200 mila fedeli.
Il picco si è avuto nel 1991, con 300 mila abbandoni da parte degli evangelici e 200 mila dei cattolici. L’anno scorso hanno abbandonato 190.284 luterani, e 167.584 cattolici.
I luoghi di culto vengono chiusi o trasformati in ristoranti, centri sportivi, perfino garage. Mancano i fedeli e anche i preti e i pastori di Lutero, mentre si moltiplicano le moschee: erano circa 206 dieci anni fa, oggi sono 2.750, e quella di Colonia aperta nel 2017 è la più grande d’Europa nel cuore della diocesi cattolica più ricca.
La notizia è stata commentata in tono giustamente preoccupato da Mario Bozzi Sentieri sul quotidiano online Gliitalianiquotidiano.
“I nuovi quartieri – afferma l’analista politico – non hanno ormai più luoghi di culto. Le chiese, spiega chi rifiuta ogni appartenenza religiosa, non danno risposte alle domande del nostro tempo. Nel frattempo però non è che la qualità della vita degli agglomerati urbani, vecchi e nuovi sia migliorata. A vincere è il malessere sociale, alimentato proprio dalla mancanza di senso e di religiosità, mentre a vincere, in un mondo senza campanili, è l’esasperato individualismo, la scomparsa dell’idea stessa di bene comune, i particolarismi, l’anonimia urbana. Cala insomma il “tasso di spiritualità” ed aumenta lo spaesamento, con tutto ciò che comporta proprio in ragione della tenuta sociale, mentre avanza con il “relativismo urbano”, corollario di quello etico, l’idea che, eliminati i campanili, la verità come possibilità del pensiero non esista, quindi è inutile cercarla ed ancor più informarsi ad essa”.
Si tratta di una situazione che ha radici antiche che possiamo scoprire già nel cuore dello “stupido XIX secolo”, come lo definì Leon Daudet. Un opera di smobilitazione spirituale cui le varie chiese occidentali non hanno saputo porre un freno e un rimedio.
“Può – continua Bozzi Sentieri – una comunità vivere senza simboli, che ne legittimo la stessa ragion d’essere spirituale ? Può ridursi un agglomerato urbano ad una mera funzione abitativa?”
E conclude: “E’ spostando la sfida dai valori materiali a quelli immateriali, che possiamo prefigurare una società in grado di andare realmente oltre la crisi contemporanea. Al “vitello d’oro” continuiamo a preferire il suono delle campane …”
Siamo d’accordo con lui. Ma siamo davvero sicuri che non sia troppo tardi?