Lo so, lo so Direttore…titolo scontato e troppo sfruttato. Squola con la q, per dire scuola che non insegna, fabbrica di asini e fucina di ignoranza. Un luogo comune, insomma.
Però, non è di questo che, in verità, voglio parlare… E forse il titolo di questo pezzo è incompleto. Avrebbe dovuto suonare…la Squola 2.0.
Perché in effetti siamo ad una svolta radicale. Una riforma, anzi una rivoluzione che fa impallidire tutti i tentativi attuati nei decenni di aggiornare le nostre istituzioni scolastiche. E che, soprattutto, manda definitivamente alla discarica ciò che resta ancora della, famosa e famigerata, riforma Gentile. Che nonostante fosse “riforma fascista” per eccellenza, imposta con atto d’imperio dal cav. Benito Mussolini, nessuno era riuscito, sino ad ora, a cancellare.
Non che non ci avessero provato. Anzi, cambiare o eliminare la Gentile ha rappresentato una vera e propria ossessione per i Ministri che si sono alternati a Viale Trastevere. Ancora nell’ultimo scorcio del passato Regime, Bottai, il (cosiddetto) fascista critico, voleva stravolgerla quella riforma. Perché troppo elitaria, troppo aristocratica. Non in linea con la sua idea di Fascismo come movimento populistico e popolare. Ci andò vicino. Ma poi venne la guerra. E tutto restò sulla carta.
Poi, con la Repubblica, la grande riforma è diventata una ossessione. È come se tutti gli inquilini che si sono succeduti sulla poltrona più alta della Pubblica Istruzione siano stati ossessionati da un fantasma. Quello di Giovanni Gentile.
E tutti hanno pensato di farla, questa grande riforma.
Il piccolo problema è, però, che Gentile, oltre ad essere uno dei massimi filosofi del ‘900, era anche un grandissimo pedagogista. E la bozza della sua riforma l’ aveva stesa già nel 1909, per il Congresso degli insegnanti di Bologna. Attenzione: 1909. Mussolini faceva ancora l’agitatore socialista. E girava con un medaglione con il volto di Marx al collo…
I suoi successori repubblicani e democratici, erano, con rare eccezioni, ginecologi, manager di fabbriche di pneumatici, casalinghe prestate alla politica. Partorirono riformicchie parziali. Facendo non pochi danni.
Ricordo ancora un Berlusconi – cavaliere anche lui, ma di ben altra tempra e statura – che annunciava tronfio e trionfante che la riforma Gentile era ormai cosa finita, e che sarebbe entrata nella storia una nuova grande, riforma. Con il nome di Letizia Moratti. Mentre la buona signora, accanto a lui, arrossiva di compiacimento… Si ricorda qualcuno di tale riforma?
Unica, encomiabile, eccezione, Giovanni Galloni. Con saggezza democristiana, si rifiutó di toccare alcunché. La scuola, disse, è un edificio che se sposti solo un mattone, rischia di crollare…
Ma ora, finalmente, ci siamo. Bianchi, il nostro ministro, che già diede ottima prova di sé come consulente della Azzolina – ricordata per i banchi a rotelle, oltre che nei sogni di qualche adolescente brufoloso – ha fatto il grande annuncio. Presto, tutto cambierà. E dovremo completamente riformare 650.000 insegnanti nel giro di tre anni. Già pronti i primi fondi.
Perché – come decifro faticosamente nel discorso fumoso e pomposo – ciò che conterà non è che l’insegnante di matematica sappia la matematica e come spiegarla ai ragazzi. Ma solo che si sappia relazionare con il mondo virtuale e globale. Che sappia lavorare in cloud, (credo si dica così), rapportarsi con le grandi aziende che operano nel settore ecc ecc…
Cosa volesse dire il Ministro mi risulta sinceramente alquanto oscuro. Ed ho avuto la chiara impressione che fosse oscuro anche per lui, mentre parlava.
Cosa implichi, però, mi appare più evidente.
Un futuro in cui non saranno più necessarie le scuole come edifici fisici. Con un notevole risparmio. Le classi saranno virtuali. Gli studenti, soli, a casa loro, ascolteranno e interagiranno con insegnanti e compagni via web.
Gli insegnanti, felici, faranno lezione dal salotto. In mutande e infradito.
Felici…fino a che non si accorgeranno, sulla propria pelle, di essere diventati superflui. Un docente, via web o cloud o come diavolo si chiama, può fare lezione a centinaia di studenti.
Quindi i 650.000 insegnanti da rieducare – stile Rivoluzione Culturale – diventeranno 300.000, poi 100.000, poi…
Infine spariranno come figure professionali. Basteranno i computer, con pochi tecnici che li programmano. Tanto non devono insegnare agli studenti a ragionare. Solo infondere in loro dei dati.
Avremo così generazioni di giovani solitari, autistici, facilmente manipolabili. Sterili, soprattutto. In tutti i sensi. Perché mica avranno occasione di interagire con la compagna di classe bionda della seconda fila… E quindi….
Comunque, Bianchi è felice. Lui passerà alla storia. Come Gentile.
Solo che il filosofo siciliano è stato il maieuta, la levatrice del nostro sistema di istruzione.
Bianchi verrà ricordato come il becchino. O, come si dice qui, er cassamortaro.