La Squola. Sì proprio così. Squola, rigorosamente, con la q. Perché non deve servire ad apprendere conoscenze. A formarsi una cultura. Ad “acculturarsi” come è stato, autorevolmente, detto. Bensì a diventare pratici di strumenti informatici. Che, quelli sì, saranno utili nel futuro dei ragazzi. Per relazionarsi col mondo.
Verrebbe da liquidare questa dichiarazione con una scrollata di spalle. L’ennesima, madornale c….ta.
Ne abbiamo sentite e subite tante negli anni. Ricordate? Basta col nozionismo. Così, si finisce a parlare, che so, di Shakespeare, credendo che abbia vissuto a New York negli anni ’20 del’ 900. E che il suo Otello fosse un clarinettista jazz… Non è un paradosso. Si è sentito e visto ben di peggio….
Quindi, nessuna meraviglia. Soprattutto dopo i fasti della DAD, tale deriva appariva inevitabile. Troppi autorevoli esperti, e troppi indolenti insegnanti a magnificare le magnifiche sorti e progressive della squola (sempre con la q) a distanza.
Questa frase, però, mi ha sorpreso. Perché a dirla, in tanto di conferenza stampa ufficiale, è stato proprio lui. Colui che siede sulla poltrona più alta del MIUR. Il Signor Ministro della Pubblica Istruzione. Di cui mi rifiuto di scrivere il nome, perché deve essere abraso dalla memoria. Condannato alla Damnatio Memoriae. Al totale oblio.
Ora, che non fosse un novello Hegel si sapeva. In fondo, nel precedente governo di Conte, era stato il principale consigliere del Ministro Azzolina. Che resterà nella storia, lei sì, per i banchi a rotelle. Oltre che per il look che ricordava la compianta Moana Pozzi. Che, per inciso, avrebbe potuto assolvere al ruolo con molta maggiore competenza. Se non altro sapeva qualcosa di Educazione Sessuale…
Comunque, chi era al MIUR mentre si investivano capitali nei banchi a rotelle e in altre amenità, tipo il “feliciometro”, non può essere considerato un potenziale, grande, educatore. Che so, un Pestalozzi, una Maria Montessori…
Ma che, da tale pulpito, venga l’affermazione che la Scuola, pardon la Squola, non debba aver nulla a che fare con la cultura, converrete con me che è cosa degna di nota. Anche se l’ineffabile ministro ha usato il termine “acculturazione”. Che vuol dire tutt’altro. Termine proprio dell’antropologia che…ma è inutile… Dubito che il dotto politico abbia una pur minima nozione di cosa l’antropologia sia…
Comunque non avrei mai creduto di dover chiudere la mia, ormai quarantennale, Carriera (si fa per dire) d’insegnante al liceo sperimentale “Marylin Monroe”. Creazione di un Nanni Moretti ancora non precipitato nelle, incomprensibili, elucubrazioni della sua amata intellighenzia di sinistra (si legga: pippe mentali) e ancora dotato di un brillante spirito ironico.
Nel suo film, per me, migliore “Bianca”, il Preside di detto liceo sperimentale cazzia severamente un anziano professore. Che aveva osato tentare di leggere in classe…. un sonetto!
E gli dice: noi non dobbiamo cercare di formare culturalmente gli studenti. Li dobbiamo solo informare…
Già, informare…ma su che? Stando al nostro Ministro sull’uso dei Social, piattaforme informatiche et cetera. Tutte cose, per altro, su cui un qualsiasi dodicenne di media intelligenza sarebbe in grado di tener lezione a professori e ministri.
Sapere di storia, filosofia, matematica, latino, italiano è inutile. Anzi, dannoso. E pericoloso. Perché, magari, qualcuno invece di chattare con sconosciuti che vivono nel Borneo – cosa utilissima – o di rifarsi gli occhi, perdendo diottrie, sulle milfone di Instagram, potrebbe, orrore!, cominciare a porsi qualche domanda. A sviluppare un minimo di spirito critico. A pensare… attività quanto mai perniciosa cui si è cercato di porre freno con bombardamenti mediatici, mascherine, vaccinazioni di massa…
Ma finché qualche pervertito sovversivo continuerà a parlare in classe di Aristotele, a leggere Leopardi, a spiegare il teorema di Pitagora…il rischio che qualcuno cominci a ragionare con la sua testa permane. E quindi vai con la Novella Squola, ben poco gaudiosa. Per far il verso a Vittorino da Feltre. Che sicuramente al ministero penseranno essere una qualche località montana.
La Novella Squola. E i suoi, magnifici, obiettivi. Chissà perché mi fa pensare al Paese dei Balocchi di Collodi. Che produceva, da bambini, asini. Però con una differenza. Pinocchio divenuto somaro finisce a tirare la macina di un mulino. Qui, ora, diventerebbe Ministro. Magari proprio della Pubblica Istruzione…