L’articolo 544 del codice penale, curato in gran parte nel 1930 dai fratelli Rocco, recitava: “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio che l’autore del reato contragga con la persona offesa estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”. Ebbene, si tratta del matrimonio riparatore che prevedeva che un uomo sposasse una donna senza il consenso di quest’ultima. Non fu semplice abolire questa legge assurda. In Italia questo avvenne grazie al grande coraggio di una ragazza di nome Franca Viola, simbolo dell’emancipazione delle donne in Italia dal secondo dopoguerra. Ripercorriamo la storia di Franca Viola e quella del matrimonio riparatore.
Chi è Franca Viola
Franca Viola è nata ad Alcamo nel 1947 da coltivatori diretti, in un periodo di grande fermento in Sicilia. All’età di quindici anni, i genitori approvarono il fidanzamento della figlia con un ragazzo poco più che ventenne di nome Filippo Melodia. Quest’ultimo proveniva da una famiglia benestante ed era nipote di Vincenzo Rimi, mafioso legato a Cosa Nostra. In quel periodo Melodia venne arrestato per furto e per appartenenza a banda mafiosa. Di conseguenza il padre della ragazza pose fine al fidanzamento.
Il rapimento
Il 26 Novembre 1965, Filippo Melodia, aiutato da dodici amici, riuscì a rapirla dopo averne devastato l’abitazione e aggredito la madre. Fu tenuta prigioniera in un casolare fuori Alcamo tra violenza e umiliazioni. In un primo momento la famiglia Viola finse di collaborare con i Melodia solo per scoprire dove fosse la loro figlia e rivelarlo successivamente alle Forze dell’Ordine. Queste ultime riusciranno a liberare Franca. La famiglia Melodia è convinta che, in accordo con la legge, potranno respingere a Filippo le accuse di sequestro di persona e di stupro grazie al matrimonio riparatore.
Però Franca, oltre a rifiutare il matrimonio, decise di denunciare Melodia al Tribunale di Trapani. Iniziarono così lunghi e duri mesi di processo costantemente screditati dalla famiglia Melodia, molto più potente. Alla fine, nel 1966, Filippo Melodia e i suoi complici furono condannati a dieci anni di prigione. Melodia venne ucciso da ignoti nel 1978 nei pressi di Modena, con un colpo di lupara.
La nuova vita
Franca Viola, finalmente libera, sposò nel 1968 un amico d’infanzia e compaesano di nome Giuseppe Ruisi, ragioniere. Il matrimonio si svolse in forma privata. In seguito la coppia ricevette gli auguri del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Nello stesso anno, Papa Paolo VI la ricevette in udienza privata. In seguito Franca dichiarerà che avrebbe preferito non sposarsi temendo le conseguenze del marito che era minacciato dai Melodia.
In cosa consisteva la legge che ha coinvolto Franca Viola
Secondo l’articolo 544 del codice penale, qualunque ragazza che avesse vissuto un’esperienza come quella di Franca Viola, avrebbe dovuto sposare il proprio violentatore.
All’epoca il reato di stupro veniva riconosciuto solo quando la violenza sessuale era di una certa entità e il matrimonio riparatore, per cui il violentatore sposava la vittima, era l’unica soluzione per estinguere il reato. La vittima era spesso minorenne, come nel caso di Franca Viola. Spesso questo avveniva dopo la sollecitazione dei familiari della ragazza per recuperare il loro onore. Si tratta di una norma risalente al periodo fascista.
La reazione di Franca Viola: verso l’abrogazione della legge
Fu fondamentale l’emanazione della legge 66 del 15 febbraio 1966 grazie a cui lo stupro, da oltraggio contro la morale, diventò reato contro la persona. Nel 1968 il ministro di grazia e giustizia Oronzo Reale aveva provato a modificare la norma, la cui revisione fu bloccata a causa del cambio di legislatura. Persino la legge sul divorzio del 1974 fallì nel tentativo. In più intervennero parecchi movimenti femminili. Però soltanto la reazione di Franca Viola contro il suo violentatore fece sì che il volto di questa realtà cambiasse per sempre. L’abrogazione dell’articolo 544 avvenne soltanto nel 1981.
Dopo il “no” di Franca Viola: la situazione attuale del matrimonio riparatore
In paesi come Mali, Niger e Senegal, oltre il 90% delle donne non ha alcun diritto di decidere sul proprio corpo. L’UNFPA per l’autodeterminazione femminile aveva prefissato degli obiettivi per il 2030. Questi però sono intralciati dal matrimonio riparatore praticato ancora oggi in venti nazioni del mondo. I numeri delle ragazze sottoposte a mutilazioni genitali e quelli delle spose bambine, sebbene siano diminuiti, ammontano comunque rispettivamente a 4 milioni e 12 milioni l’anno.
La situazione varia di paese in paese. In Iraq lo stupratore può evitare ogni tipo di accusa che può essere riattivata in caso di divorzio entro i primi tre anni. In Kuwait addirittura il matrimonio non è sufficiente. Deve entrare in gioco anche l’uomo che tutela legalmente la donna richiedendo di annullare l’accusa nei confronti dello stupratore. In Russia e in Thailandia lo stupratore deve avere 18 anni e avere avuto rapporti sessuali con un minore di 16.
Inoltre, nelle baraccopoli, anche in Italia, sono tante le donne ad avere fatto la stessa fine di Saman Abbas. Si tratta di uno dei casi di matrimoni imposti con la minaccia senza la possibilità di opporsi ai familiari aguzzini. Questa ragazza, proprio per avere rifiutato un matrimonio combinato, è stata presumibilmente uccisa a 18 anni.