Tutta un’altra Storia. Perché l’Italia, protesa nel centro del Mediterraneo, ha curiosamente sempre evitato di raccontare questo suo rapporto con il mare, con questo elemento liquido con cui si confronta da sempre ma che, visto oggi, sembra da sempre estraneo. Per questo “Patria senza mare”, lo splendido libro scritto da Marco Valle e pubblicato da Signs Book, è davvero tutta un’altra Storia. Lunga, complessa, articolata. Una Storia delle Italie che anche sul mare sono sempre riuscite nell’impresa di scontrarsi senza tregua.
Un gran libro, e non soltanto per la mole di informazioni fornite, intervallate da gustosi aneddoti. Ma anche e forse soprattutto per l’analisi di Valle, per le sue interpretazioni. Che, inevitabilmente, portano il lettore verso la depressione o la rabbia. Perché è difficile restare impassibili leggendo la gloriosa storia di Venezia che sceglie, di fatto, un lungo suicidio dorato perfettamente rappresentato da un secolo di carnevale che si protrae ogni anno per mesi mentre il ruolo della Serenissima svanisce. Venezia regina dei mari e dei commerci che si trasforma nella regina dei vizi.
E Genova, la Superba? Creatrice del capitalismo finanziario, protagonista di epici scontri con Venezia, la città che era costretta a stabilire i turni per indicare quali dei meravigliosi palazzi privati potessero avere l’onore di ospitare le delegazioni in arrivo da tutto il mondo. E che si trasforma nella città simbolo dell’avarizia più squallida, come raccontato da Montesquieu.
O la dinenticata Ragusa di Dalmazia. Dimenticata anche se fu l’ultima delle Repubbliche marinare ad arrendersi. Eppure non figura nemmeno sulla bandiera della Marina.
Valle, però, non si limita a rievocare il passato glorioso e le occasioni perse con la scoperta dell’America e con ciò che ne è conseguito. Racconta la trasformazione del Mediterraneo da Mare Nostrum a mare di Sua Maestà Britannica. La lungimiranza di Cavour – curioso che un piemontese di terra avesse la capacità (che mancava a molti politici “di mare”) di comprendere il ruolo fondamentale del Mediterraneo – e la totale mancanza di visione di sedicenti statisti dei giorni nostri.
Ma una mancanza di visione strategica anche dei privati. Mentre il resto del mondo continua a cercare di conquistare posizioni proprio nel Mediterraneo. Posizioni militari e commerciali.

Eppure, anche se come canta il piemontese Paolo Conte, quel mare scuro ci fa paura, proprio dalla terra arrivano segnali di rinnovato interesse. Venerdì, sui monti del Trentino, uno dei temi di confronto del workshop annuale del think tank Il Nodo di Gordio sarà appunto rappresentato dal futuro del Mediterraneo. E tra le montagne del Piemonte è nato il gruppo Azimut Benetti, il più grande costruttore mondiale di maxi yacht. Nella Patria senza mare è dalla montagna che si guarda con attenzione al continente liquido.