Di certo qualcuno più saggio del sottoscritto scriveva: “Due strade trovai nel bosco ed io scelsi quella meno battuta, ed è per questo che sono diverso”
Tutti vogliamo “apparentemente” essere diversi, avere una vita “differente” da tutto il resto del mondo, eppure non è così facile “scegliere” la via meno battuta, perché forse la via più semplice, la strada più seguita dal “gregge”, fa meno paura.
Cambiare è difficile, mutare il proprio status quo è complicato perché, anche se tentiamo di nasconderlo a noi stessi, tutti gli esseri umani provano una naturale paura dell’ignoto
Ciò che non conosciamo ci affascina ma allo stesso tempo ci spaventa perché l’ignoto potrebbe rivelarsi pieno di difficoltà sconosciute, magari più grandi di quelle che già viviamo tutti i giorni, o ancora potrebbe essere popolato da persone che potrebbero rivelarsi misere, opportuniste, o, ancora peggio, potrebbe essere un luogo vuoto, di solitudine e rimpianti.
Quello che conosciamo diventa giorno dopo giorno una gabbia dorata che ci impedisce di vivere altro o anche solo immaginare qualcosa di diverso.
La banale quotidianità diventa una fune che giorno dopo giorno si ingrossa e intreccia intorno a se stessa un trefolo in più fino a divenire un giogo ormai non più spezzabile.
Il cambiamento però, anche se spinto da situazioni che hanno causato dolore e sofferenza, risulterà sempre difficile in quanto il salto nel vuoto è certa fonte di ansia e paura.
Cambiare, infatti, significa uscire dalla propria “zona di comfort”, quella parte della nostra vita composta da luoghi, persone, dinamiche sociali e lavorative che conosciamo e con cui siamo abituati a convivere.
Forse non siamo felici di ciò che abbiamo ovvero forse siamo consapevoli che potremmo avere qualcosa di diverso, magari non migliore ma di certo nuovo e maggiormente stimolante, eppure il conosciuto ci tranquillizza e ci convince ad evitare di superare quella benedetta porta che conduce “dall’altra parte”.
E’ come un tuffo dal trampolino più alto
sali i gradini della scaletta che porta al trampolino con il cuore in gola, la testa vola, le gambe tremano, il sorriso si stampa sul viso, un mix impercettibile di felicità e paura, di dolore e piacere, arrivi finalmente alla fine della scalata, è sembrata la scalata più lunga della tua vita, “non guardare in basso”, “non guardare in basso”, guardi in basso e tremi, respiri, ti ripeti che lo devi fare, ti ripeti che lo vuoi fare davvero, respiri, cammini, senti le voci degli amici che ti incitano a lanciarti, eppure loro sono sotto e non devono lanciarsi, sei solo, respiri, prendi coraggio, ti avvicini alla fine della pedana, il cuore esplode, gli occhi si chiudono, sei pronto, ti lasci cadere, non sai cosa succederai ma hai deciso di provarci…
Cambiare non è facile perché le barriere della “zona di comfort” sono ardue da rompere, sono robuste e difficili da valicare
superarle significa andare verso un ignoto in cui non possiamo sapere come andrà a finire.
Il non controllo dell’ignoto è il vero motivo per cui la maggior parte delle persone preferisce accontentarsi di rimanere dov’è e rimandare il cambiamento necessario per diventare chi vuole diventare.
“C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà non esiste nulla di più devastante di un futuro certo”.
Il cambiamento, il domani, certamente creerà scompensi interiori ed esteriori, non mentiamo a noi stessi, è giusto così, ciò che cambia si modifica e tali alterazioni creano problemi e pertanto possibili disagi e dolori, ma tali novità creeranno anche felicità e adrenalina; maggiore o minore rispetto a prima? A mio modesto modo di vedere nulla è uguale e nulla può essere paragonato.
Quando mi chiedono se “sono più o meno felice rispetto al giorno prima”, io rispondo sempre “che sono felice ma in modo diverso”, nulla può essere uguale e forse per questo dobbiamo ringraziare Dio.
E se il cambiamento è stato sbagliato?
La fallibilità dell’essere umano crea paura e tale sentimento spinge all’immobilismo, eppure solo l’errore ci farà capire cosa realmente vogliamo per noi e per la nostra vita.
Già… perché chi rifiuta il cambiamento è un vero e proprio architetto della propria decadenza interiore, perché forse per paura di sbagliare o di soffrire decide di confondere se stesso e soffrire ancora di più tutti i giorni.
Non c’è però solo la paura del nuovo ma anche il timore di far male al mondo intero
forse la presunzione del proprio ruolo nel mondo va a creare un’attenuante nella mente delle persone che si sentono legittimate a procrastinare il momento del NUOVO.
Il cambiamento è un salto della fede, non inteso come concetto religioso bensì come fiducia in se stessi
tutti vi consiglieranno, tanti vi giudicheranno, molti penseranno che siete deboli, ma non è importante, siete da soli e da soli dovrete avere il coraggio per lanciarvi nel vuoto.
Il vuoto sarà colorato? Felice? Doloroso? Triste? Ricco di sofferenze? Nessuno lo saprà mai ma certamente quello che ci sarà dall’altra parte del “salto” sarà qualcosa di nuovo, voluto e necessario per la vostra vita.
Le persone, pur credendo di vivere davvero, in realtà vivono quasi come se fossero rinchiuse in una tomba
Ciò che chiamano vita comoda non è altro che un tipo di tomba più sottile.
Bisogna trovare la forza di cambiare
di iniziare il viaggio che ti porta nel proprio spazio interiore, e diventare “un astronauta dello spazio interiore”.
La paura farà parte del percorso, ogni istante “odorerà” di paura, ma a poco a poco i cambiamenti inizieranno a piacerti tanto che sarai sempre pronto al nuovo, la paura lascerà il posto alla consapevolezza e allora non sarai più come uno stagno, chiuso da ogni parte, immobile, ma diventerai come un fiume che fluisce verso l’ignoto, verso l’oceano in cui si dissolve, verso un luogo che forse è la vita vera.
1 commento
Bravo! Quando si supera il velo di tristezza che traspare dall’articolo si comprende il vero messaggio: un inno alla vita!