Qui il tempo si è rotto all’improvviso. Piove da giorni. Veri e propri fortunali, tempeste, grandinate improvvise – grandine grossa come noci, dice qualcuno – lampi e tuoni. Tipicamente estivi, ma di un’estate perturbata che, a momenti, sembra già autunno nei colori bruciati delle piante. E in questo cielo che sembra condannato al grigiore, nonostante alcuni, rapidi, sprazzi di un sole ancora davvero caldo.
Perché questa, dopotutto, dovrebbe essere la Canicola. Quando appare alta la costellazione del Cane all’orizzonte, e si avvicina San Lorenzo, con le sue “lacrime” di stelle…
Il tempo, quello meteorologico, muta rapidamente. E, spesso, è ingannevole. Si avvolge su se stesso, sconvolgendo l’ordinaria rappresentazione che abbiamo delle stagioni..
Così, ci hanno preannunciato con toni apocalittici – ormai sono sempre apocalittici, per qualsiasi cosa, per incutere volutamente un panico strisciante – l’estate più calda del secolo… anzi del millennio.. anzi, la più calda dalla preistoria ad oggi… come se i cacciatori raccoglitori del paleolitico possedessero strumenti per misurare le temperature, e ce ne avessero lasciato memoria e documento…
Ma tanto, ormai, sembra che si digerisca tutto. C’è l’emergenza siccità… e dobbiamo crederci. Per altro, strana siccità “asintomatica”. Ma abbiamo creduto per tre anni ai malati asintomatici – si legga: perfettamente sani – e, quindi, perché no? Basta che lo dicano in televisione. C’è la siccità. Parola di Greta Thunberg. E anche se fuori la pioggia viene a catinelle… c’è la siccità. Punto.
Vabbè… sono, evidentemente, un “negazionista climatico”. Nuova categoria di, pericolosi, asociali. Reietti da isolare. Perché insistono, pervicaci, ad uscire con l’ombrello…
D’altro canto, ormai, il senso comune sembra andare in direzione opposta al, vecchio, normale buon senso. Vecchio e anacronistico, ché pretende esistano solo due sessi, o generi. In natura e nell’uso grammaticale.
Buon senso che resta perplesso a fronte di un tizio che non sa una parola di italiano, ma si laurea cum laude a Bologna – un tempo per eccellenza Alma Mater Studiorum – in un qualcosa che si chiama, se non erro, teorie di Gender. E siccome è in carcere nel suo paese, i nostri governi si battono come leoni per la sua liberazione. Come mai hanno fatto e fanno se nei guai, all’estero, si trova un cittadino italiano. E si preoccupano pure di farlo tornare in Italia con un volo di Stato….
E poi c’è, ci sarebbe, la questione dei rapporti con l’estero. Delle sanzioni alla Russia che stanno ammazzando o mettendo almeno in ginocchio interi settori delle nostre esportazioni. Della Via della Seta e del rapporto con la Cina… che, a pensarci, dovrebbe essere vitale. Perché questo è sempre stata la Via della Seta. Fonte di ricchezza per i nostri mercanti, dai tempi di Marco Polo ed anche prima.
Ma il Governo sembra non volerla più. O meglio decide di non decidere. Nell’attesa che le decisioni le prenda un anziano, e palesemente non compos mentis, Signore che siede molto lontano da qui. In una stanza ovale.
E potrei continuare… ma se volevo dimostrare di essere un anacronista, ho già detto fin troppo…
Però è una strana estate. Davvero strana. Guardo la pioggia che cade fitta sui boschi. Dentro al bar dell’hotel Posta, a Montagnaga di Pinè, un gruppo di avventori locali intona cori di montagna. Un’atmosfera autunnale anzitempo.
È ora di cena. Sento la sua voce chiamarmi.
E il tempo di fuori conta ben poco. Il tempo del meteo e delle sue previsioni, più o meno farlocche. È un altro tempo che conta. E che, almeno per stasera, sembra non fuggire irrefrenabile.