Stefano Coletta, direttore dell’Intrattenimento Prime time della Rai, ha una curiosa idea della composizione della società italiana. Perché il voto di Lombardia e Lazio, le due più popolate regioni italiane, dimostra che la società italiana non è proprio in linea con lo show politico messo in atto sul palco di Sanremo.
D’altronde tutto il grande successo vantato da Coletta per il Festival dell’Unità in versione sanremese è frutto di un equivoco per nulla casuale: lo share altissimo, sino al 70%, corrisponde però ad un calo dei telespettatori reali rispetto ad altre edizioni. Non si è arrivati a 12 milioni di presenze davanti al teleschermo, ciò significa che si è al massimo al 20% degli italiani. Peggio, persino, dell’astensionismo politico. Dunque, per seguire il “Coletta pensiero”, la società italiana non accende neppure il televisore poiché, ormai, non ne può più delle schifezze propinate dalle tv – tutte le tv – in nome del politicamente corretto.
Però loro, i guru della tv strapagata con il canone obbligatorio, insistono con una visione estremamente faziosa della società italiana. Perché Coletta dovrebbe spiegare in quale parte del suo personalissimo Festival dell’Unità si è dato spazio a quel pensiero che, evidentemente, è maggioritario in Italia. I pipponi degli ospiti sono stati a senso unico. Un’atleta bianca ed eterosessuale, evidentemente, non è rappresentativa della società italiana. Non ha spazio a Sanremo. Attori meno faziosi ed insopportabili di Benigni non esistono, in Italia. Qualcuno da invitare, a pagamento, sul palco per raccontare un lavoro meno inutile dell’influencer non è previsto.
Coletta si è difeso dalle accuse per l’intervento oratorio di Fedez sostenendo che la zavorra umana non aveva consegnato alla Rai il testo della sua performance a spese dei contribuenti. Ma il problema non era il testo, il problema era il sedicente artista. Non nuovo ad episodi di squallore assoluto e che, di conseguenza, poteva e doveva essere lasciato a casa, a guardare in tv le esibizioni della moglie. Fa parte della rappresentazione della società civile farli intervenire in coppia?
Ed è sicuro, Coletta, che la società italiana nel suo complesso non possa gradire anche cantanti diversi? Persino musica che assomigli a musica? Senza dover ricorrere ad anziani che, in un paio di casi, non riuscivano neppure a cantare e che sembravano in difficoltà anche a connettere. Il panorama musicale offre anche altro.
Però, di fronte alle critiche, il povero Coletta si è rifugiato nel piagnisteo: ce l’hanno tutti con me per le mie scelte sessuali. Delle sue scelte sessuali non interessa niente a nessuno. Ma non è per questo che si deve trasformare il palco di un Festival musicale in una passerella per ostentare i propri gusti privati. Sul palco erano più di uno, decisamente più di uno, probabilmente in percentuale maggiore rispetto alla realtà della società italiana che piace a Coletta. Però non tutti hanno utilizzato il mezzo pubblico per questioni private. C’è anche chi, con i medesimi gusti, ha scelto di cantare. E di cantare bene. Magari il Festival può ripartire da lì.
1 commento
i dirigenti RAI hanno ostentato tutta la loro incapacità e la loro idiozia, per creare un spettacolo indegno e di gusto squallido
La corruzione dei politici di sinistra, che li hanno nominati dimostra ancora una volta quale basso livello sono e la loro ignavia.
I parlamentari del PD si sono specializzati nel fare intrallazzi ed a prendere buste piene di banconote oltre ad avere comportamenti sessuali discutibili che ostentato per dimostrare che non sanno fare altro. Sempre peggio queste è il loro impegno e ci riescono molto bene e quindi riescono farsi detestar ed a perdere voti