È irriverente un confronto tra il film comico “Chiedimi se sono felice” (2000) del trio Aldo, Giovanni e Giacomo e il serioso, anche se con variazioni comiche, “La Stranezza” di Roberto Andò (2022)?
Forse, ma qualche parallelo è almeno possibile se una sera, dopo oltre vent’anni dalla prima uscita, si assiste all’ennesimo passaggio sul piccolo schermo del primo e si notano numerose analogie con il secondo.
In primo luogo, entrambe le produzioni ruotano intorno al mondo del teatro, ed in particolare del teatro dilettantesco, con il casting approssimativo, il pubblico casalingo (ma non per questo indulgente), il suo prendersi sul serio e la contemporanea facilità di scivolare nel grottesco.
In secondo luogo, i due film condividono l’ambientazione siciliana: interamente nel caso di Andò (tranne una breve parentesi romana), nell’ultima parte della narrazione nel caso del Trio.
Inoltre, entrambi i film tessono variazioni intorno all’eterno triangolo (lui, lei, l’altro), tipico del teatro cosiddetto borghese.
Ancora, le due opere evidenziano la fusione (e la confusione) tra realtà e finzione teatrale, nel più tipico spirito pirandelliano: i ruoli di attore e personaggio si scambiano nel quotidiano e sul palcoscenico in una giostra di passioni e interpretazioni.
Persino uno degli attori è in comune: Valentino Picone, un giovane medico che ha una piccola parte in Chiedimi, e un maturo becchino e regista dilettante nella Stranezza.
Infine, mirano a suscitare la sorpresa che lo spettatore prova nella sospensione della realtà, emozione caratteristica della Settima Arte.
Ma è in particolare su quest’ultimo aspetto che il film del Trio, con meno pretese e nessuna aspettativa di statuetta, si mantiene con passo sicuro sul registro comico e riesce a sorprendere lo spettatore in diversi episodi (uno su tutti: la camera di Aldo che si apre scenograficamente sul teatro, dove il pubblico attende, all’insaputa dei litigiosi Giovanni e Giacomo, la rappresentazione del Cyrano) mentre la pellicola di Andò, sospesa tra un’ambientazione gotica di Agrigento (tanto da ricordare alcune atmosfere della Londra vittoriana) e una chiave comica, si mostra meno efficace in questo senso e rischia di rimanere un esercizio intellettuale non sempre riuscito.
La sorpresa di Pirandello che trova ispirazione per la sua nuova opera (I Sei Personaggi) e che dovrebbe diventare anche la sorpresa dello spettatore, rimane infatti nelle intenzioni del regista più che nella percezione dello spettatore.
Se i due film, fatti evidentemente da chi il teatro lo conosce bene, hanno l’indubbio merito di trasmettere un certo gusto per il teatro e a tratti sanno anche divertire (soprattutto quello del Trio), il lavoro di Andò appare meno organico e, in definitiva, troppo discontinuo nei mutamenti di toni e situazioni.
Cameo finale di Lo Cascio nei panni del capocomico per Andò, assolo del bravissimo Aldo nel finale di Chiedimi se sono felice.