Facile prendersi gioco degli svizzeri che, nell’immaginario collettivo, avrebbero inventato solo gli orologi a cucù mentre i Paesi confinanti erano impegnati con il Rinascimento, con l’Illuminismo, con il Romanticismo. Peccato che oggi, mentre gli ex rinascimentali frignano per l’italian sounding, nella vicina Elvezia non fanno un plissé nell’imporre alla Toblerone il cambio del marchio.
Già perché il gruppo statunitense che ha rilevato l’azienda fondata a Berna da Jean Tobler – e che aveva brevettato il Toblerone come fusione tra il cioccolato ed il torrone – ha deciso di spostare la produzione in Slovacchia, alla ricerca di lavoratori da pagare sempre meno. Ed allora gli svizzeri non hanno protestato, in nome del libero mercato, ma hanno vietato agli statunitensi di utilizzare il marchio che riporta il Cervino. Perché la libertà di impresa è sacra, ma le montagne sono ancora più sacre, almeno sul versante elvetico.
Dunque gli americani, se vorranno, potranno scegliere una montagna della Slovacchia. Difficile, invece, che gli svizzeri possano ottenere anche il cambio della forma della barra di cioccolato. Che ricorda la classica sagoma del Cervino, ma in modo meno evidente rispetto al marchio sulla confezione.
L’Italia post rinascimentale, invece, continua ad essere penalizzata dalla montagna di prodotti realizzati ovunque e che vengono impunemente spacciati come made in Italy. Dalla mozzarella al pomodoro San Marzano, dai vini doc al parmigiano, dalla pasta all’olio di oliva. D’altronde in Italia si è orgogliosi se una cinematografica statunitense utilizza come marchio il Monviso, ci si crogiola all’idea che la pizza sia diventata un prodotto considerato americano, si festeggia per i successi di un gruppo francese che ha acquistato un produttore italiano di auto.
Berna non ha avuto Michelangelo ma non si fa prendere in giro da una multinazionale americana.
1 commento
anche se dovranno cambiare la montagna sul marchio, continueranno ad avere successo, perché è la qualità del loro cioccolato che li premia