Questa settimana la talpa ha bucato l’appuntamento del lunedì per pubblicare il suo pezzo in quanto impegnata a scavare il tema dell’emergenza, quella degli umani, s’intende.
Il 31 gennaio scorso il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria per 6 mesi, fino al 31 luglio prossimo. Lo ha fatto avvalendosi dei poteri che gli conferisce il Codice della protezione civile nel caso di “emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che in ragione della loro intensità o estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo …” (Art. 7).
Così è stato ritenuto che ricorresse il caso per deliberare “lo stato d’emergenza di rilievo nazionale, fissandone la durata e determinandone l’estensione territoriale con riferimento alla natura e alla qualità degli eventi e autorizza l’emanazione delle ordinanze di protezione civile … La delibera individua, secondo criteri omogenei …, le prime risorse finanziarie da destinare all’avvio delle attività di soccorso e assistenza alla popolazione e degli interventi più urgenti … nelle more della ricognizione in ordine agli effettivi fabbisogni …” (art. 24).
In questi giorni si sta discutendo di prorogare tale stato di emergenza per alcuni mesi, almeno fino a fine anno.
Commentatori e opinionisti politici si stanno contendendo le colonne dei media per individuare i criteri di opportunità o inopportunità politico-istituzionale di siffatto provvedimento.
Una talpa può – anzi deve – attivare i suoi sensi per percepire il fenomeno al fine di orientare la sua direzione verso la sopravvivenza in quanto dispone solo di ridotti strumenti (il primo dei quali, come diverse volte ricordato, il suo intuito) per prevedere e fronteggiare il fenomeno.
Allora la talpa si limita a formulare questi auspici:
- come dice l’Art. 7 del Codice della protezione civile:
o la causa dell’emergenza sono “eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo”: qualora si continui a versare in stato di emergenza l’uomo deve riflettere sulle sue responsabilità causali. L’ha fatto negli scorsi 6 mesi di stato di emergenza? Se sì, non è dato conoscere l’esito della riflessione e, soprattutto, del progetto di azione preventiva; se no, … infatti è no, non l’ha fatto. Quindi ha senso prorogare lo stato di emergenza solo se si dispone di un piano di prevenzione;
o la dichiarazione dello stato di emergenza è funzionale a fronteggiare situazioni calamitose con ”immediatezza d’intervento … con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo”: qualora l’eventuale recrudescenza della diffusione virale si manifesti, l’emergenza prevista in anticipo dovrebbe consentire di affrontarla con efficaci azioni lampo che potranno attuarsi grazie all’imponenza di risorse che già oggi dovrebbero essere in campo. Quindi ha senso prorogare lo stato di emergenza soltanto se si può sfruttare il periodo iniziale – che incomincia durante l’intensità della balneazione – per predisporre gli interventi risolutivi immediati (insomma se la macchina organizzativa del Paese si predispone a lavorare ad agosto e settembre con la stessa concentrazione che ha un centometrista sui blocchi di partenza un centesimo di secondo prima dello start); - come dice l’Art. 24 del Codice della protezione civile:
o lo stato di emergenza è comunque circoscritto quanto alla “durata” – limitata – e quanto all’”estensione territoriale”. Quindi ha senso prorogare lo stato di emergenza soltanto se si hanno gli strumenti analitici per ritagliare il territorio nazionale e per centellinare il tempo, cioè se si ha contezza di dove e per quanto intervenire: lo stato di emergenza non è adatto per coloro che non hanno il senso del limite;
o lo stato di emergenza impone di individuare e destinare le risorse “secondo criteri omogenei” sulla base dei quali impiegarle per “le attività di soccorso e assistenza alla popolazione e agli interventi più urgenti … nelle more della ricognizione in ordine agli effettivi fabbisogni”. Quindi ha senso prorogare lo stato di emergenza soltanto se si può disporre di pragmatica proporzionalità e buon senso nell’individuazione quantitativa delle risorse e della loro rigorosa finalizzazione.
Ho citato quattro condizioni, estratte dalle disposizioni normative, sulla base delle quali valutare se e come prorogare lo stato di emergenza.
La domanda conclusiva della talpa è: gli umani sentono davvero il bisogno della proroga dello stato di emergenza così come lo hanno sperimentato o, se emergenza ci deve essere, possono pretendere una riflessione più puntuale sulle condizioni poste dalla legge che regola lo stato di emergenza, appunto?
1 commento
Questo Governo di incapaci che hanno bisogno di ricorre ai loro “PSEUDO ESPERTI” non vogliono andare alle elezioni perché perderanno il posto.
Quindi si ostinano a trovare pretesti e scuse, applicando leggi speciali e non consone alla situazione della salute pubblica.
A forza di tirare la corda, presto si impiccheranno da soli.