
La teoria del complotto lunare è verità o bugia? I dubbiosi e i mal fidenti che tanto sostengono si sia trattato solo di una finzione hanno prove schiaccianti o possono essere considerati come i più folli terrapiattisti (di cui abbiamo parlato qui)?
Anno 2021. Sono passati ormai più di 50 anni dallo sbarco dell’uomo sulla luna. Era il 20 luglio del 1969 quando Neil Armstrong scese da Apollo 11 e passeggiò sul suolo lunare pronunciando la celebre frase rimasta scolpita nella mente di tutti.
“That’s one small step for a man, one giant leap for mankind.”
neil armstron
L’essere umano aveva conquistato lo spazio. Un’ombra oscura però si stava piano piano avvicinando per stroncare la leggendaria impresa degli eroici astronauti Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins.

Esattamente. Perché ancora oggi permangono dibattiti sull’effettivo avvenimento delle missioni Apollo. Il “Moon Hoox”, termine inglese utilizzato per indicare la teoria del complotto lunare, risale continuamente alla ribalta. Moltissime opere commerciali ancora oggi richiamano la teoria del complotto lunare, segno che ancora sopravvive e dilaga. Nel lungometraggio d’animazione Minions (2015), prodotto dagli Universal Studios, si può chiaramente vedere come i protagonisti del film passano attraverso il set del presunto finto allunaggio. Così come accade nella serie Rick and Morty e nel più obsoleto film di 007 del 1971. Anche l’idolatrato gruppo musicale Imagine Dragons non manca di sottolineare il presunto complotto nel video di una loro famosa canzone.
La comunità scientifica internazionale sostiene con fermezza la veridicità delle missioni Apollo. Per contro, solo il 6% degli americani sostiene si tratti di una truffa. La stragrande maggioranza della popolazione statunitense è invece fiera del raggiungimento umano della Luna, e lo dimostra spesso con orgoglio in diverse occasioni, come ad esempio nelle famose produzioni hollywoodiane.
La principale corrente complottista dedusse che la NASA creò un falso allunaggio per competere e superare l’URSS in campo tecnologico e dimostrare la propria superiorità nell’ambito della guerra fredda, che proprio in quegli anni dava prova di non volersi fermare. La NASA, sempre secondo i complottisti, avrebbe ricevuto forti pressioni e ingenti finanziamenti dal Pentagono per mettere in scena l’arrivo degli astronauti sul suolo lunare.
La teoria del complotto lunare: le origini
Il libro “We never went to the moon” (1976) del professore di lingua inglese Bill Kaysing mise nero su bianco il pensiero complottista sull’allunaggio Apollo 11, aprendo di fatto le porte alla teoria del complotto lunare. Kaysinig lavorò per diversi anni nell’azienda Rocketdayne, produttrice di motori a razzo. Tale professore insinuò di come la NASA degli anni 60 fosse mal amministrata e di come le tecnologie in possesso non avrebbero mai permesso una spedizione umana tanto lontana dalla Terra. Il professore continuò sostenendo che un apposito set cinematografico venne allestito per ricreare il momento dell’atterraggio. Tutto questo sotto la sapiente regia di Stanley Kubrick.
Rimane il ragionevole dubbio riguardo a come un professore di lingua inglese, semplicemente adibito al controllo ortografico dei manuali, possa effettivamente decifrare il funzionamento di motori a razzo. Inoltre non spiegò mai secondo quali fonti e prove Kubrick facesse parte dell’operazione falso allunaggio. Solo il documentario Operazione Luna del 2002 fornirà alcune “prove” sull’effettivo ruolo di Kubrik. A due anni dalla pubblicazione del libro di Kaysing ci pensò la pellicola hollywoodiana Capricorn One a instaurare ulteriori dubbi sull’allunaggio e a fomentare la teoria del complotto lunare, ottenendo così un maggior numero di seguaci. Nel film, che vede alla regia Peter Haymas, la NASA è colpevole di inscenare in uno studio televisivo una falsa missione sul pianeta Marte.

Lo scenario politico degli anni 60
Perché la teoria del complotto lunare divenne tanto famosa? Bisogna considerare e fare attenzione alla fase di transizione che gli Stati Uniti stavano attraversando. Gli interessi politici, culturali ed economici in ballo erano elevatissimi. Gli attori in gioco all’interno di questo scenario erano tanti e si può ben intuire quindi come ogni passo scomodo potesse attrarre numerose iene.
La guerra fredda
Il periodo storico della corsa allo spazio era pervaso dalla Guerra Fredda, dove USA e URSS cercavano la supremazia una sull’altro su ogni fronte per emergere come potenza suprema mondiale. L’URSS poteva vantare un aspetto importante su lato spaziale: i sovietici furono i primi a spedire l’uomo nelle spazio, furono i primi in grado di fotografare la luna e furono proprio loro a mandare il primo satellite in orbita (Sputnik). L’orgogliosa e gelosa aquila americana doveva reagire, e cosi il presidente John F. Kennedy nel 1961 diede il via al programma Apollo. Obiettivo: far sbarcare l’uomo sulla luna entro la fine del decennio.

La guerra del vietnam
La guerra del Vietnam, uno dei conflitti più sanguinosi del XXI secolo, stava infuriando e l’America si rese protagonista partecipando attivamente. Devastando così un paese in piena povertà solo meri scopi economici, migliaia di innocenti perdevano la vita ogni giorno. La popolazione americana era dunque inferocita con il governo e sempre più proteste chiedevano a gran voce il ritiro immediato delle truppe americane. In molti sospettarono che l’attivazione del programma Apollo avesse lo scopo di attuare una distrazione mediatica per favorire il proseguo del conflitto vietnamita.
Le prove dei teorici del complotto lunare
Nel corso degli anni, uomini, fotografi, libri, documentari, film hanno provato a screditare pezzo per pezzo la missione Apollo 11, definendola una bufala totale e un’esca per allocchi. Le prove fornite da costoro puntano tutte su differenti fattori e molto spesso si trovano addirittura a contrastare tra di loro. Non c’è dunque una linea di pensiero unica. Immagine perfette di una teoria confusionaria. Imputazioni sono state mosse specialmente in riferimento ai reperti fotografici inviati sulla terra dagli astronauti, come l’assenza di stelle nelle foto, il dubbioso sventolio della bandiera americana (sulla Luna non esiste atmosfera e di conseguenza il vento) o le ombre degli astronauti non perfettamente parallele. Tutte accuse analizzate nel dettaglio da esperti, che hanno in seguito fornito spiegazioni scientifiche ed esaustive sul perché di tali fenomeni.
In questa playlist il canale YouTube Link4universe ne parla in un’interessante e approfondita analisi.
Le fasce di Van Allen furono lo snodo cruciale dei complottisti. La fasce di Van Allen sono regioni spaziali che si estendono per migliaia di chilometri intorno alla Terra e sono composte da particelle (protoni ed elettroni in primis) ad alta carica radioattiva che si accumulano intorno al nostro pianeta per via dei dirompenti venti solari. Attraversare queste fasce è molto rischioso e pericoloso per la salute umana; ma non solo, anche le sonde, spesso, faticano, e vengono rivelati malfunzionamenti in esse per via della lunga esposizione alle potenti radiazioni.

I teorici del complotto sostennero che il passaggio all’interno di esse di Apollo 11 avrebbe comportato irreparabili danni per l’astronave e l’equipaggio. Non va però dimenticato che le fasce non si espandono in ogni direzione. Esistono punti in cui le fasce non esistono o sono molto sottili, permettendo quindi il passaggio. Questo lo sapevano bene sia Van Allen (fisico da cui le fasce prendono il nome) sia gli ingegneri della NASA, in quanto tutte le missioni antecedenti (specialmente Apollo 8) ad Apollo 11 erano servite proprio per ridurre al minimo queste problematiche.
In questo senso hanno fatto scalpore le dichiarazioni di Samantha Cristoforetti che in una recente intervista ha dichiarato: “L’uomo non ha mai superato l’orbita bassa”. L’orbita bassa a cui si riferisce la Cristoforetti è la zona delimitata tra la fine dell’atmosfera terrestre e le fasce di Van Allen.
La dichiarazione, non contestualizzata, dell’astronauta italiana è stata subito presa come prova schiacciante dell’inganno lunare. Tutto bene se non fosse per il fatto che Samantha si stesse semplicemente riferendo alla Stazione Spaziale Internazionale, stazione spaziale in orbita terreste in cui stava lavorando. Non si riferiva al programma Apollo, appositamente studiato per superare l’orbita bassa.

Cosa rimane della teoria del complotto lunare?
Una domanda che periodicamente torna in voga è: perché una volta raggiunta la luna non ci siamo più tornati? Gli anni passano e la tecnologia progredisce, ma l’uomo non ha più visto la luna. Probabilmente qualcuno si aspettava lune di miele lunari e passeggiatine romantiche al chiaro di terra?

Il satellite terrestre è stato analizzato per quasi tutta la sua interezza e questo è avvenuto grazie alle missioni Apollo. Infatti dopo il primo sbarco l’uomo è tronato più volte sul satellite con le successive missioni Apollo (12,13,14,15,16,17) raccogliendo ulteriori dati fondamentali in nome della scienza. Quindi, perché non ci siamo più tornati? Ad oggi altre spedizioni umane sul suolo lunare sarebbero uno spreco di denaro. Inoltre non sussistono forti motivazioni politiche e le analisi di dati possono essere svolte da sonde e rover in possesso di intelligenza artificiale, minimizzando i rischi umani. L’avvento del nuovo secolo portò nuove scoperte fotografiche relative agli atterraggi delle astronavi Apollo grazie a ricognizioni delle sonde Selene (Giapponese) e Chandrayaan 1 (Indiana).
Migliaia di persone presero parte al programma Apollo, voluto e attuato nel lontano 1961 dal presidente Kennedy. Fu un piano di lavoro arduo durato quasi 10 anni, con la partecipazione, tra gli altri, di organismi internazionali e imprese private per un totale di 6 missioni umane sulla Luna. È decisamente utopistico pensare che un progetto di tale portata possa essere stato inscenato a regola d’arte senza nemmeno un piccola sbavatura a inchiodare l’intero puzzle. Come sottolineato da Umberto Eco, il silenzio dei sovietici la dice lunga sulla veridicità dell’approdo sulla Luna. Ed è scioccante come ancora oggi si debba battere e controbattere tra prove e controprove per un processo infinito che scinderà spazio e tempo per non trovare mai fine.
Grazie Apollo 11.
