La storia di Alfredino Rampi ebbe un forte impatto mediatico. Per la prima volta un evento viene trasmesso in diretta raccontando e aggiornando ad ogni ora circa i tentativi di salvare il bambino durati dalla sera del 10 al 13 giugno. In migliaia, tra gente comune, volontari, giornalisti si sono radunati intorno al luogo. Tra questi v’era il presidente della repubblica Sandro Pertini, che si era trattenuto tutta la notte intorno alla famiglia e provando a dialogare con il bambino e, in seguito, sollecitò la creazione di una struttura di protezione civile. Quest’ultima fino a quel momento, era solo su carta.
Chi era Alfredino Rampi?
Alfredino Rampi era un bambino come tutti gli altri, con una vita davanti, pronto a gioirne, e con tanti sogni nel cassetto. Era nato nel 1975 e morto a soli sei anni nel 1981. Con la sua famiglia (il padre Ferdinando, la madre Franca, la nonna paterna Veja e il fratello minore Riccardo) era in vacanza nella seconda casa che si trovava in via di Vermicino, a Frascati. Quella sera Alfredino, con il padre e due amici di quest’ultimo, stava passeggiando nella campagna. Arrivò l’ora di tornare a casa e Alfredino volle tornare da solo attraverso i prati. Il padre acconsentì.
La sera però continuò a non arrivare a casa e la famiglia allertò le forze dell’ordine. In seguito anche gli abitanti si unirono alle ricerche. In seguito si aggiunsero unità cinofile. La nonna fu la prima a ipotizzare che Alfredino fosse caduto in un pozzo recentemente scavato in un terreno vicino, dove erano in corso lavori per una nuova abitazione. Però il pozzo era coperto da una lamiera. Un agente di polizia venne a conoscenza di quel pozzo. Gli dissero era coperto ma egli pretese ugualmente di ispezionarlo. Infilò la testa nell’imboccatura e riuscì ad udire i lamenti del bambino. Si scoprì che il proprietario del terreno era un insegnante di applicazioni tecniche a Frascati, di 44 anni, che aveva coperto il pozzo con una lamiera senza minimamente pensare che lì dentro fosse caduto un bambino. Verrà poi arrestato con l’accusa di omicidio colposo.
I tentativi di salvare Alfredino Rampi
Le operazioni di soccorso erano piuttosto difficili poichè la voragine era larga 28 cm e profonda di 80 metri e presentava pareti irregolari piene di sporgenze e rientranze. Inizialmente alcuni soccorritori si radunarono all’imboccatura del pozzo, vi calarono una lampada per provare a individuare il bambino, senza riuscirci. La prima volta si stimò che la caduta di Alfredino fosse stata fermata da una curva o una rientranza, e che quest’ultima si trovasse a 36 metri di profondità.
Era ritenuto impossibile potere mandare una persona, dunque venne fatta calare una tavoletta legata a corde per consentire al bambino di aggrapparsi; però la tavoletta si incastrò a 24 metri, ben al di sopra del bambino e non fu più possibile rimuoverla. Intervennero persino alcuni tecnici della Rai, che calarono un’elettrosonda a filo per consentire ai soccorritori in superficie di comunicare col bambino il quale rispondeva ancora lucidamente. Dunque si pensò di scavare un tunnel parallelo al pozzo, da cui poi aprire un cunicolo orizzontale di 2 metri. Ma occorreva una sonda di perforazione. Per via della durezza delle pareti, una geologa ha proposto altri tentativi in quanto ci sarebbe voluto tempo.
Angelo Licheri e l’ultima speranza di salvare Alfredino Rampi
Si fece tutto il possibile per accelerare le operazioni fino a quando l’ultima possibilità rimasta non era che la discesa di qualche volontario. Il primo che provò dovette deisistere poichè la sua corporatura non riusciva ad entrare nel pozzo. Finchè non intervenne Angelo Licheri (1944-2021) magro e basso di statura, riuscì a calarsi a testa in giù e a raggiungere Alfredino, poco dopo la mezzanotte fra il 12 ed il 13 giugno. Licheri decise di indossare solo la canottiera e le mutande per evitare attrito nello stretto tunnel, cominciò la discesa. Riuscendo a superare gli ostacoli si procurò notevoli ferite da taglio. In questo modo riuscì ad avvicinarsi ed a dialogare con Alfredino. Quest’ultimo non riusciva più a parlare.

Licheri rimosse con le dita il fango da occhi e bocca del bambino, riuscì a liberargli le mani e le braccia bloccate dietro le anche, ma non a disincastrarlo completamente, perchè era rannicchiato con le ginocchia che gli schiacciavano il petto. Tentò di allacciargli l’imbracatura per tirarlo fuori dal pozzo, ma questa si aprì tre volte; tentò allora di prenderlo di peso ma il fango non lo permetteva. Inoltre gli spezzò involontariamente il polso sinistro.
In tutto, Licheri rimase a testa in giù 45 minuti (25 erano quelli ritenuti di sicurezza in quella posizione). A un certo punto s’arrese e ritornò in superficie senza Alfredino. Il fango aveva reso impossibile il salvataggio. Uscito dal pozzo, Licheri venne trasportato urgentemente in ospedale. Riuscì a riprendersi dopo diverse settimane. Dopo Licheri intervennero altri volontari.
Recupero della salma e funerale di Alfredino Rampi
Ventotto giorni dopo la morte di quest’ultimo, dei minatori recuperarono la salma di Alfredino. Il 15 luglio 1981, nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura romane, si svolsero i funerali. E gli stessi volontari che provarono salvarlo, fra cui Angelo Licheri, trasportarono la salma. Alfredino oggi riposa presso il Cimitero del Verano.
Alfredino Rampi e la Protezione Civile
Fu proprio la mancanza di organizzazione e del coordinamento dei soccorsi durante i tre giorni in cui si tentò di salvare Alfredino a fare capire l’esigenza di una struttura che permettesse di potere gestire le situazioni di emergenza facilmente e accuratamente. Il 13 febbraio 1990 venne istituito il Dipartimento di Protezione civile. A questo sarano attribuite varie funzioni tra cui: promuovere iniziative per l’attività di protezione e coordinarne i piani, predisporre dei mezzi necessari, divulgare informazioni relative alla prevenzione delle emergenze, informare la popolazione e permetterle di esercitarsi, coordinare le amministrazioni in vista di interventi e ripristinare strutture danneggiate, realizzare opere pubbliche di emergenza e individuare associazioni di volontariato.