Il disastro di Ravanusa, al di là delle responsabilità che verranno forse accertate, pone un doveroso interrogativo sugli annunciati cambiamenti in ambito energetico. In particolare per ciò che riguarda l’idrogeno. Non solo per la produzione ma, considerando il dramma siciliano, per la distribuzione con tutti i rischi che comporta. Non perché l’idrogeno non sia trasportabile con sicurezza, in altri Paesi, ma perché diventa un problema in Italia, dove la situazione delle tubature non è così tranquillizzante.
Tubature d’antan per il gas, tubature colabrodo per l’acqua. Chissà se il ministro Saingoleni/Cingolani ha una vaga idea della realtà italiana o se conosce solo quella dei Paesi anglofoni. Perché la transizione ecologica è tanto bella e facile da raccontare in inglese, ma poi si scontra con un dato di realtà che è molto ma molto lontano da una situazione ottimale o anche solo decente.
Ciò non significa che si debba restare fermi, che non si possa far nulla, che ci si debba rassegnare all’inquinamento ed all’utilizzo di fonti energetiche che avvelenano l’ambiente. Ma non si può neppure avviare una rivoluzione “verde” ignorando la realtà e stilando progetti costosi ma irrealizzabili. Arricchendo i progettisti ma non cambiando la situazione.
Non è certo un caso che numerosi investitori stranieri siano interessati ad iniziative complesse e complessive riguardo alla produzione ed al trasporto dell’idrogeno. Stranieri, appunto, perché se si aspettano gli italiani – al di là dei soliti colossi a partire dall’Eni e di pochissimi altri grandi gruppi – diventa impossibile realizzare alcunché.
Ovviamente non è solo un problema legato all’idrogeno. E lo shopping di gruppi stranieri nei settori energetici italiani non è certo una novità. In compenso l’Italia si è subito distinta per l’inserimento della ‘Ndrangheta in alcuni progetti di energia eolica. Tanto per dimostrare al mondo intero che anche in Italia esistono gruppi che capiscono le prospettive dei settori in fase di sviluppo. Peccato che siano gruppi criminali e che, potendo disporre di fiumi di denaro da ripulire, mettono fuori mercato gli imprenditori onesti vessati dal fisco.
1 commento
Ma perché? Negli ultimi 50 anni n Italia è mai interessato a qualcuno “cambiare le cose”? …..Appunto.