Una tecnologia innovativa, la capacità di eliminare virus e batteri una volta assorbiti, la durata di 200 ore: ecco a voi la mascherina del futuro. Poi, però, arriva il sequestro deciso dalla procura di Milano e sorgono i primi dubbi: la U-Mask funziona davvero?
Come funziona la U-Mask
La U-Mask nasce per rivoluzionare il mercato delle mascherine, diventato centrale con la pandemia da coronavirus. Se le mascherine chirurgiche non proteggono chi le indossa ma le persone vicine, se le FFP2 durano solo otto ore, la cosiddetta mascherina dei vip dovrebbe rappresentare la soluzione a tutti i problemi.
Secondo quanto dichiarato dall’azienda londinese che ha inventato il prodotto, la U-Mask dura 200 ore e, grazie al suo speciale sistema Refill, protegge anche chi la indossa.
U-earth® ha sviluppato un prodotto completamente nuovo sfruttando la potenza della biotecnologia. U-Mask non blocca solo i contaminanti dell’aria sulla superficie della maschera, ma li distrugge al suo interno.
Il sistema Refill
“Le comuni mascherine usa e getta sono di fatto dei filtri a membrana e hanno lo svantaggio che i batteri possono accumularsi e proliferare tra un utilizzo e l’altro. Questo è il motivo per cui le mascherine monouso vengono utilizzate in ambienti medici e non devono essere utilizzate per più di un turno. Il Refill ha uno strato interno auto-sanificante, una tecnologia innovativa naturale e assolutamente atossica per l’uomo, che offre risultati garantiti per almeno 150-200 ore di utilizzo efficace”.
Queste parole presentano la mascherina sul sito dell’azienda produttrice. La capacità sanificante deriverebbe da una molecola, consistente in “una miscela polimerica contenente un principio attivo naturale che viene fissato su uno strato di tessuto di filtrazione grazie a una procedura proprietaria”.
Per gli appassionati del settore, riferiamo anche che le attività di prova sono state condotte nella sede dei laboratori Clodia MICROBIOLOGY LABS and BIOTECH R&D di Bolzano che operano in conformità alla norma UNI EN ISO CEI/IEC 17025:2018. Gli standard di riferimento per i materiali tessili sono: EN ISO 20743; UNI EN ISO 20645: 2005; ASTM E 2149-01; UNI 8986.
Il principio attivo naturale BioLayer Mix (Patent Pending) è conforme alla ISO 22196:2007 ed è stato testato su gram positivi e negativi. Si definiscono così determinate categorie di batteri, a seconda della loro reazione durante il processo della colorazione di Gram.
La U-Mask funziona davvero?
La U-Mask è diventata un vero e proprio caso mediatico. Non appena messa in commercio, tutti hanno iniziato a usarla. In Formula 1, ad esempio, moltissime case, fra cui la Ferrari e la McLaren, si sono presentati armati di questa nuova tecnologia. Anche la famiglia Fedez-Ferragni si è prontamente provvista di U-Mask. La diffusione e il costo elevato (33 euro) fanno subito capire perché è stata chiamata “mascherina dei vip“.
I riflettori accesi sulla nuova mascherina hanno però portato anche i controlli di molti. Primi fra tutti gli inviati di Striscia La Notizia e la procura di Milano, che ha disposto il sequestro, come vi abbiamo raccontato in questo articolo. Ecco quindi i dubbi sull’efficacia della mascherina, che saranno fugati unicamente dalle analisi scientifiche.
Ora come ora, i dati contrari alla U-Mask provengono da un’azienda concorrente, che ha presentato un esposto in cui prova che l’effettiva capacità filtrante si aggiri attorno al 70-80%, a fronte del 99% dichiarato e del 95% previsto per legge.
Daniele Barbone, direttore di BP Sec, sostiene che le 200 ore di capacità facciano riferimento alla sanificazione e non alla filtrazione. Rendendo quindi la mascherina pericolosa per chi li circonda.