Pare ormai ovvio che la crisi del governo regionale valdostano si risolverà con una maggioranza di 18 consiglieri per la maggior parte appartenenti a movimenti autonomisti. Lodevole iniziativa per arginare l’avanzata dei partiti nazionalisti, ma probabilmente piuttosto fragile.
Finché i personalismi continueranno a trionfare per l’assenza di un concreto programma politico incentrato sullo sviluppo culturale, sociale e economico della Vallée d’Aoste per raggiungere l’autogoverno – peraltro principi fondamentali dell’Union Valdôtaine – e non vi sarà la reale convinzione degli eletti in questi principi, la Vallée d’Aoste rischierà di diventare una qualsiasi dimenticata provincia italiana di confine con tutti i disagi e problematiche che queste entità ben conoscono.
Fino a quando l’assessore Caveri riempiendosi la bocca di fantomatici progetti europei schernirà chi parla di Zona Franca, diritto previsto dallo Statuto nonché unica soluzione per uscire dalla crisi dovuta a pandemia e guerra, e anziché impegnarsi affinché i bambini a scuola possano conoscere la storia e la cultura millenaria della nostra regione, si prodigherà con cieca accidia in divisorie campagne sanitarie, non si faranno passi avanti nell’interesse dei Valdôtains.
Al di fuori dal palazzo tira però un vento diverso, i Valdôtains hanno una gran voglia di ripartenza, e anelano amministratori capaci con la voglia di abbandonare il carrozzone centralista romano ritrovando la dignità e l’attenzione che meritano!