La verità ci fa male, si sa. In tempi sanremesi conviene parafrasare in canzonetta. La verità non ci piace perché non è inclusiva, costringe a scegliere una sola cosa, una sola asserzione aderente alla realtà, ed escludere il resto. Sono i fondamentali della nostra concezione di realtà: A = A, A ≠ non A. Principio d’identità e di non contraddizione, Parmenide, Aristotele, quella roba lì.
Quando ci sono questioni come quella che vede contrapposti il Sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e il giornalista della stampa Ilario Lombardo, però, ci piacerebbe che la verità fosse più di moda e sapere come sono andate le cose. L’esponente del governo ha davvero parlato con un generale suo collaboratore della ipotesi di insegnare il tiro a segno nelle scuole? Oppure parlava di un argomento adiacente ma nettamente distinto? Il giornalista sostiene la prima tesi, il politico la seconda, a questo punto la diatriba si dovrebbe risolvere mediante la produzione di una prova oggettiva cioè una registrazione. Che, se c’è, finora non è stata tirata fuori, ed è strano che in questo periodo in cui tutto viaggia sul web non circoli già il vocale a dimostrazione di quanto si afferma da parte della Stampa.
In assenza di questa prova oggettiva e stando quindi al soggettivo delle dichiarazioni contrapposte l’onere è sempre a carico dell’accusa; dunque, non possiamo che privilegiare la versione del Sottosegretario, peraltro appoggiata dal suo interlocutore, cioè il generale Franco Federici. Ultimo aspetto, pare che il giornalista che ha scritto l’articolo non fosse neppure presente nella stanza dove si svolgeva questa presunta conversazione, che gli sarebbe stata riferita da altri testimoni.
Fazzolari ha rettificato alla Stampa che conferma quanto ha scritto: “L’articolo del nostro Ilario Lombardo, che confermiamo parola per parola, è inattaccabile e di fonte sicura al cento per cento. M.Gia”. Così la polemica rischia di scivolare via, come una delle mille che si susseguono in politica e sui mass media dove tutto si dimentica. Tanto che un imprenditore ed ex presidente di Consiglio comunale di Prato, indagato e messo sotto processo, poi sia stato assolto, tanto da essere costretto, per ricordare a tutti l’esito finale della vicenda, a tappezzare la sua città di manifesti.
Per questo l’annunciata querela di Fazzolari, pur comprensibile, non soddisfa appieno, perché sarà una verità in differita.
Intanto le chiacchiere viaggiano in libertà, la confusione aumenta, un po’ di fango magari rimane appiccicato e tutto fa brodo. Anzi, questa brodaglia indigesta con la quale si perde anche il senso, il valore della verità. Basta spararla grossa, specialmente quando si parla di armi, con buona pace di Aristotele.