Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E sono duri alla Cia delle Alpi, l’associazione agricola torinese che ovviamente nulla ha da spartire con l’omonima agenzia criminale statunitense. Così, per aiutare il comparto degli agriturismi messi in ginocchio dalla folle gestione della pandemia, la Cia delle Alpi (che ha competenza sul Torinese e sulla Valle d’Aosta) si è inventata un tour sostenuto anche dalla Camera di commercio subalpina per far conoscere il territorio e gli agriturismi che non si sono arresi. E che non intendono arrendersi nonostante i disastrosi effetti delle sanzioni volute dagli Usa e adottate dagli atlantisti italiani.
Già, perché gli aumenti dei prezzi di benzina e gasolio – ingiustificati poiché si vendono oggi i carburanti acquistati ed immagazzinati ben prima dell’inizio del conflitto in Ucraina – stanno obbligando molte famiglie a rinunciare alle gite “fuori porta”. Proprio quelle gite che servivano a far conoscere i vari territori vicini e le prelibatezze dei diversi agriturismi. Ma agli atlantisti d’annata o più recenti non interessa un granché. Devono far felice Biden, e pazienza se distruggono il tessuto agricolo e turistico italiano.
La Cia delle Alpi, comunque, ci prova e presenta il territorio chierese, praticamente ai confini della città di Torino ma ricchissimo di storia, di tradizioni, di curiosità che spesso sono sconosciute ai più. A partire proprio dalla storia medievale di Chieri, quando la cittadina al di là della collina era un centro più importante della stessa Torino. E poi l’arte, l’architettura, il romanico da apprezzare con appositi tour a piedi o in bicicletta.
Facendo tappa, magari, a La Vijà, l’agriturismo di Chieri, in Strada Tetti Lusso 8. Una struttura sorta dieci anni orsono e gestita da tre donne, madre e figlie, dopo la scomparsa del marito e padre pochi mesi dopo l’apertura. Già il nome scelto per l’agriturismo – la Vijà era il momento della veglia invernale, nelle stalle, per stare insieme, raccontare storie, bere, mangiare, cantare – è il segno di voler puntare sulla convivialità. Accompagnata da una cucina del territorio di grande soddisfazione. Prodotti aziendali come nocciole, miele, ortaggi ed altri davvero a km zero poiché forniti dalle aziende confinanti. Carni di maiale o di fassone, pasta fresca, dolci praparati in casa. Con un cuoco che riesce a garantire qualità, tipicità e sostanza sino a 140 coperti suddivisi in varie sale. L’ideale, dunque, anche per gruppi, comitive, feste, riunioni di lavoro. La Vijà apre nel fine settimana ma, su prenotazione, apre anche negli altri giorni. A disposizione anche due camere.
Il menu a prezzo fisso, con numerosi ed abbondanti piatti, costa 33 euro, bevande comprese.