È morto a soli 48 anni Ezio Bosso il pianista e direttore d’orchestra che dal 2011 soffriva di una malattia degenerativa. L’artista era stato operato per un tumore al cervello, in seguito gli era stata diagnosticata una malattia che con il tempo ha compromesso l’uso delle mani.
Nonostante tutto Ezio Bosso ha voluto continuare a comporre, suonare e dirigere. Solo nel 2019 il peggioramento della sua malattia lo ha costretto a interrompere la sua attività da pianista.
“La disabilità è negli occhi di chi guarda, perché il talento è talento e le persone sono persone, con le ruote o senza” così Ezio Bosso commentava la sua disabilità, ma non voleva essere considerato un simbolo e non voleva associare la sua identità alla sindrome neurovegetativa con cui conviveva dal 2011. Durante la Fiera del Levante aveva annunciato il suo addio al pianoforte ma la musica continuerà a fare parte della sua vita fino alla fine.
È stata proprio la musica ad offrirgli un valido strumento contro la malattia. Come ha detto in un discorso tenuto al parlamento Europeo: “La musica ci insegna la cosa più importante di tutte, sapere ascoltare.” Il suo grande successo però non lo ha reso immune da pregiudizi, per affermarsi ha dovuto lottare, gli fu detto che essendo figlio di un operaio non poteva fare il direttore d’orchestra, ma lui stupendo tutti diventò uno dei migliori direttori d’orchestra a livello internazionale.
Le maggiori critiche sono arrivate proprio sulla sua condizione di disabilità. Una delle doti più belle del maestro era l’umorismo, di sè amava dire “Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono.” Una musica libera di muoversi su tutti i registri possibili, comprese le colonne sonore per il cinema. Prestigiosa la sua carriera ma il pubblico italiano lo apprezzerà in seguito alla sua partecipazione al Festival di Sanremo nel 2016. Il brano che esegue al piano, Following the bird, commuove tutti e lo porta alla ribalta. Attraverso l’intervista con Carlo Conti gli italiani oltre a conoscere la sua immensa musica apprezzano la sua ironia.
Dopo il suo passaggio a Sanremo, che gli dà notorietà a livello nazionale, pubblica un libro “La musica si fa insieme” scritto da Salvatore Coccoluto, dove racconta la sua vita, l’immenso amore per la musica e la sua malattia. “Nel momento in cui ascolto musica non ho più paura”. Enzo Bosso sosteneva che la musica non ha pregiudizi.
Il grande musicista era la prova che la disabilità non impedisce di svolgere ugualmente il proprio lavoro. Anche se come lui stesso sottolineava, “musicista non lo si diventa solo per talento, a un certo punto chi ce l’ha, il talento, lo deve dimenticare e fare spazio al lavoro quotidiano, alla disciplina.” Bosso ha definito la musica un focolare attorno al quale sedersi perché ha un linguaggio universale. Le sue doti artistiche erano riconosciute e apprezzate in tutto il mondo. Il suo curriculum era incredibile: fu direttore stabile e artistico della Stradivari Festival Chamber orchestra ed ottenne numerose collaborazioni con le più importanti orchestre di tutto il mondo. Unico invitato italiano al Parlamento Europeo a parlare di cultura. Viene nominato per ben due volte ai David di Donatello per le sue musiche, nel 2004 per Io non ho paura e nel 2015 per Il ragazzo invisibile, entrambe del regista Gabriele Salvatores.
La sua malattia degenerativa autoimmune, inizialmente scambiata per SLA, lo portò ad alcune riflessioni: “A un certo punto avevo perso tutto, il linguaggio, la musica: la ricordavo ma non la capivo. Suonavo e piangevo, per mesi non sono riuscito a fare nulla. La musica non faceva parte della mia vita, era lontana non riuscivo ad afferrarla. Ho scoperto così che non potevo farne a meno. E non è stato brutto. È stato diverso, è stata un’altra esperienza. Ho imparato che la musica è parte di me, ma non è me. Al massimo io sono al servizio della musica.”
Muoversi è la radice delle emozioni e lui come grande maestro amava muoversi dirigendo la sua orchestra. Adesso proprio la musica che amava tanto avrà la magia di renderlo immortale, perché come sosteneva lui stesso, la vita è una musica meravigliosa.