“Papà, mi chiedevo una cosa…” mi fermo. E lo guardo.
È un pomeriggio di sole, finalmente. E siamo andati al bar con giardino vicino casa. A lui piace molto. Uno dei pochi luoghi in cui, in questi mesi opprimenti, si poteva stare. E poi adora le crêpe che fanno. E i toast. Ed hanno anche un’ottima birra. Per me naturalmente.
Poi abbiamo cominciato a passeggiare un po’. Senza una meta. In silenzio. Cosa strana…per lui.
Dimmi…
“Beh, mi chiedevo…perché sentiamo… il silenzio?”
Cosa vuoi dire con: perché sentiamo il silenzio?
“Beh , sì, dai… Quando è silenzio… Quando nessuno parla, non ci sono rumori, niente… Non dovremmo sentire niente, no? E invece…”
E invece…lo incoraggio a continuare.
“E invece sentiamo…Il silenzio” esita.
“Ecco, io stanotte mi sono svegliato. Ma non perché i gatti facessero casino come al solito. Anzi…infatti tu dormivi profondo. E in genere tu ti svegli al primo rumore… Solo che…Non c’era nessun rumore. Niente. Anche i gatti dormivano. Eppure io sentivo…il silenzio…”
E cosa hai fatto?
“Mi sono alzato, facendo piano. E sono andato in terrazza. Avevi dimenticato di abbassare la tapparella… E sono stato lì. Per un po’. A guardare la strada e il prato dall’altro lato….”
E cosa hai visto?
Ci riflette un po’. Imbronciato.
“Visto, niente. C’era un po’ di luce per via dei lampioni. Ma nessuno in giro. Doveva essere tardi forte”.
Si ferma. Pensoso.
“Non c’era nessuno. Non sentivo voci. Neppure rumore di auto. Eppure sentivo…una cosa strana, sai? Sentivo il silenzio….ma come è possibile sentirlo?”.
Lo guardo. Certe volte riesce a stupirmi.
Tu che pensi? Che impressione hai avuto sentendo… Il silenzio?
“Beh, mi è parso strano…mi ha fatto anche un po’ di paura. Poi…poi ho avuto un pensiero…”
Quale?
“Ecco, papà, un pensiero strambo. Tu magari dirai che sono scemo…però ho pensato che quel silenzio fosse…una voce. O una musica. Che veniva…beh, veniva dall’universo. Dalle stelle…. Sai, in fondo, a quell’ora, c’erano solo loro…” sorride. Quel sorriso particolare che gli affiora nei momenti di imbarazzo…” Sono pensieri scemi, vero?”
Sî. Decisamente qualche volta mi sorprende…
No. Non sono pensieri scemi… Ti racconto una storia se ti va..
“Papà, basta che non sia pallosa…come in genere le tue storie..” e ride.
Giudicherai tu… Comunque, c’era una volta un uomo. Un grande musicista. Si chiamava Ludwig van Beethoven…
“Mi pare di averlo sentito… Faceva canzoni?” sorrido.
Beh anche…ma soprattutto faceva grandissima musica. Sinfonie, concerti, sonate. È stato uno dei più grandi musicisti di ogni tempo…
Comunque, con gli anni, era diventato sordo. Completamente sordo. Non sentiva più nulla. Potevano sparare vicino a lui con un cannone, e lui non sentiva…
“Cavoli papà… Ma come faceva a fare musica se non la sentiva? mica è possibile…”
Già. In genere è impossibile. Anzi, impensabile… Eppure lui scrisse la Nona Sinfonia, il suo capolavoro, una delle musiche più belle, e potenti, mai composte, quando era, ormai da tempo, sordo profondo… Perché la musica, disse, era emersa prepotente proprio da quel silenzio. Anzi, aveva intuito, così, anche un’altra musica. Ancora più grande…grandiosa. Infinita. E aveva pensato ad un’altra sinfonia. La Decima. Che però non scrisse mai…
“Ma da dove veniva tutta quella musica, papà?”
Beethoven non lo sapeva. Però, forse, veniva dalle sfere celesti, come diceva Platone. E prima di lui, probabilmente, Pitagora..
“E questi chi sono?”
Greci, filosofi, anzi antichi sapienti greci..
(a fior di labbra gli affiora un “sti c****”. Devo portarlo via presto da Roma. Mi sta diventando un coatto..)
Comunque dicevano che la musica viene dalle stelle. È la Musica delle Sfere. La musica dell’universo…
“E sto Beethoven l’ha sentita papà? E come ha fatto? ”
Sì, l’ha sentita. Probabilmente proprio perché è riuscito, essendo sordo, ad ascoltare la voce del silenzio…come te, questa notte. Che, però, sordo non sei. Per fortuna… ”
Mi sorride. Un sorriso aperto, felice. Come gli accade di rado, ormai.
“Allora vedi, papà, che non sono tutto scemo?”
Sorrido anch’io. E gli arruffo i capelli spettinati. Come quando era più piccolo. Per una volta, non si sottrae.