Il nostro, quello in cui viviamo, è un mondo… complesso. Anzi, è una pluralità di mondi, dei quali solo raramente, per brevi attimi, folgorazioni, o a stento, prendiamo coscienza.. Non sto parlando di qualche strana teoria del, cosiddetto, multiverso. Della quarta dimensione. Di miti o saghe fantasy. Sto riferendomi, molto più semplicemente, alla percezione sensoriale. Ai nostri sensi. Vista, udito, olfatto, tatto, gusto… Quelli che continuamente utilizziamo, senza però rendercene pienamente conto.
Perché il nostro mondo è, in realtà, prodotto dalla somma delle percezioni sensorie. Che, combinate, ci danno l’impressione di qualcosa di unitario e massivo. Compatto. E questo noi consideriamo e chiamiamo “realtà”. E ne restiamo… Incantati. Perché, a ben vedere, di un incantesimo si tratta. Una illusione. Potente.
Ma se fossimo in grado di scomporre questo blocco di percezioni /sensazioni, tutto si rivelerebbe diverso. O meglio, innanzi a noi si aprirebbero più mondi.
Prendiamo l’udito. Il mondo dei suoni e delle voci.. Straordinariamente importante, certo. E tuttavia normalmente subalterno. Perché, quando, tanto per fare un esempio, incontriamo una donna…
Eh già, tanto per fare un esempio… Ma sempre lì devi andare a parare? Mica che sei un poco in fissa?
Forse, chi potrebbe dire così, qualche ragione ce l’avrebbe.
Però, vedete, mi è capitato, a volte, di chiedermi da che cosa potrei restare affascinato se, incontrando per la prima volta una Donna, io… non potessi vederla. Fossi cieco. E scusatemi se non uso locuzioni tipo “non vedente” che non sopporto. Sia a livello linguistico, che morale.
Comunque, la incontro, non la posso vedere e ne resto comunque affascinato. Colpito. Rapito.
Attenzione… non mi si venga ad argomentare che, parlando, si apprezzerebbe l’intelligenza, la sensibilità, la gentilezza… Tutto vero, ma sono cose che vengono dopo. Se pure vengono.
Ma nel primo incontro con una Donna quello che conta è l’immagine, ciò che vedi. E che potresti anche non rivedere mai più. O solo occasionalmente. Esempio canonico: Dante e Beatrice. E potrei inanellarne cento altri. Ma questa non è una lezione di letteratura.
Dunque…se Dante non avesse visto Beatrice, perché, poniamo, cieco, non sarebbe esistita la Vita Nova? E, di conseguenza la Commedia…?
Secondo me, no. Perché Beatrice lo Saluta. Ed è, certo, emozione complessiva. Perché quel tanto gentile e tanto onesta deriva sì dal gesto di saluto, dalla presenza, dal fisico… ma, indiscutibilmente anche dal suono della voce. Che Dante non descrive, perché la vista prevale. Ma che sicuramente ode.
L’armonia di una voce. Le sue sfumature. Quando ti appare gentile, dolce, consolatrice… Oppure irata, forte, appassionata. Una voce che è carica di lacrime, un dolore profondo. E poi diventa sensuale. Una carezza che ti seduce, ti avvolge. Ti appaga con un’intensità assoluta.
Non contano le parole. I concetti. I ragionamenti. Conta… il suono. La musica. L’armonia.
La voce è musica. È la musica che rivela l’anima. E che ti può trasportare su un altro livello. In un altro mondo. Fatto di suoni. Non di immagini. O meglio, le immagini vengono generate, nella mente di chi ascolta, dal suono.
La voce è incorporea. Ma, forse proprio per questo, è, talvolta, più erotica. Un erotismo che nulla ha a che fare con ciò che dice – non sto mica parlando di telefonate… Hard – ma con l’armonia che rivela.
E quindi, per riassumere, Dante avrebbe “visto” Beatrice anche se fosse stato cieco. Anche se gli fosse stato possibile solo ascoltare la Voce di Lei. Che lo salutava.
Il senso di questo discorso? Mah… Forse solo un divagare della mente in una sera tiepida di settembre… O forse un interrogativo che mi porto dietro da tanto tempo.
Forse anche un voler parlare dello Stil Novo in un modo diverso. Giocando – perché, ovviamente, di un gioco si tratta – con alcuni spunti rubati un po’ qua, un po’ là… che so, da antiche storie di maghi e streghe che avevano il potere di incantare con la sola voce. Come le streghe di “Dune”, o he altre saghe fantasy… O, forse, da qualche eco della dottrina dei tantra. Un modo diverso di concepire, anzi usare i sensi…