Chico Forti. Chissà se l’efficientissimo ufficio stampa di lady Garbatella riuscirà ad informarla, prima che la prossima settimana vada a scodinzolare a Washington, sulla vicenda dell’italiano incarcerato nella patria di adozione di Giorgia Meloni. Magari raccontandole qualcosa di più serio rispetto alla sequela di menzogne sulla questione del grano ucraino. Magari ricordandole che Chico Forti è italiano, teoricamente uno di quelli che la sedicente “patriota” a Palazzo Chigi dovrebbe tutelare.
Certo, lei ormai è una leader internazionale. Anche se all’estero non l’hanno ancora capito e non la coinvolgono nei momenti delle decisioni importanti. D’altronde a rappresentarla c’è già Biden che, dopo, le comunica come comportarsi.
Dunque non bisogna stupirsi se lady Garbatella si è battuta per la liberazione di Zaki e continua ad ignorare Assange. Dovendo scegliere, meglio fare pressioni su Al Sisi piuttosto di infastidire Washington e Londra per una sciocchezza come la detenzione a vita di chi, in nome della libertà di informazione, ha reso pubbliche le criminali porcate angloamericane. E poi anche i giornalisti italiani hanno preferito occuparsi di Zaki. Meglio non toccare gli alleati atlantisti, soprattutto quando sono i padroni.
Però Chico Forti è italiano. E andrebbe difeso dopo una sentenza indecente. Magari nel corso di una passeggiata mano nella mano con nonno Biden. Magari mentre, scodinzolando, si promette al padrone statunitense di impoverire ulteriormente gli italiani per sostenere Zelensky. Un piccolo osso per far contenta lady Garbatella non sarebbe un sacrificio eccessivo per Washington. Ma bisognerebbe trovare il coraggio. Bisognerebbe provare ad essere patrioti per 30 secondi. Una bella fatica..