“Non ci sono più le stagioni de’ na volta… er monno è cambiato tutto. Mica era così l’estate quanno s’era ragazzi. Qui sembra Africa, ormai”
A parlare è un abitué del Bar di Tony. Al centro del Tufello. Un tipo strano (ma, a onor del vero, qui di tipi normali se ne vedono pochi). Anzianotto. Quattro ciocche grige sempre spettinate, sulla testa tonda. Pantaloni corti e canotta. Sembra uscito da una foto anni ’50.
Parla da solo. Non perché sia matto. Strambo, certo. Ma matto proprio no… Parla da solo perché, qui, alla fine trova sempre qualcuno che lo ascolti. O interloquisca. O ci litighi.
Cosa non difficile. Il nostro ha opinioni tutte sue su una marea di argomenti. Oggi, ad esempio, non ce l’ha solo col caldo. Che sarebbe cosa banale, visto che, con 37° all’ombra si lamentano tutti. O quasi.
Oggi ce l’ha su, soprattutto, con l’ Africa.
Già, proprio con l’Africa e gli africani. Che stanno arrivando qui a frotte. Orde vere e proprie. Un’invasione. Che c’entra col tempo? C’entra, c’entra (si fa domanda e risposta da solo). Sono loro che ci portano sto maledetto Scirocco che ci fa mancare il respiro. O lo Scirocco che porta loro. Che poi è la stessa cosa…
Strambo, come dicevo. E fortuna (o sfortuna) che non c’era Massimì, una montagna di ciccia, che da giovane militava in Lotta Continua. Altrimenti sarebbe venuta fuori una baruffa da fare impallidire quelle chioggiotte….
Tuttavia è una stramberia con una sua logica. E non priva di una, oscura e confusionaria, intuizione.
Il rapporto dell’uomo con le stagioni è più stretto, profondo e intenso di quanto, ordinariamente, si creda. Ed è…biunivoco. Ovvero non è solo il mutare delle stagioni, il loro alternarsi, ad influenzare i comportamenti, e la salute, degli uomini. Cosa ovvia. Visto che tutti siamo coscienti di malattie e allergie stagionali. E che il ciclico cambio del guardaroba è un rituale che tutti dobbiamo rispettare. A meno di non sentirsi a proprio agio in doposci e giacca a vento sulle spiagge agostane. O, all’inverso, in bermuda e infradito fra le brume di Gennaio.
Tuttavia, è vero anche l’opposto. Anche l’uomo determina alcuni caratteri delle stagioni, del loro clima. Della loro atmosfera.
Alt! Chiariamo subito. Non sto parlando dei mutamenti climatici, veri o presunti, indotti dai comportamenti umani. Di inquinamento, buchi nell’ozono che si aprono e si chiudono manco fossero un esercizio commerciale. Di questo lascio sproloquiare Greta e seguaci. Con la benedizione di noti ambientalisti come quel filantropo pacifista di Soros. Perché, ad essere schietto, tutto questo amore per l’ambiente mi infastidisce. È astratto. Anche, e soprattutto, perché concepisce un ambiente senza l’uomo. E, invece, gli uomini sono parte integrante dell’ambiente. Anche se, da tempo, ce lo siamo dimenticati.
Il modo in cui l’uomo determina, o almeno influenza il divenire delle stagioni, non è fisico. Materiale. È, piuttosto, qualcosa di sottile. Che si lega al modo di pensare e percepire. Un modo che muta, evolve e involve col tempo. Subisce metamorfosi…
Un pensare asfittico, arido, privo di respiro. Una immaginazione ormai totalmente vincolata alle più basse esigenze materiali. Priva di slanci. Un vivere totalmente ripiegati su se stessi. In contemplazione /adorazione del proprio ombelico. Come se fosse l’unica cosa importante nell’universo….
Pensateci…. Un atteggiamento di questo tipo non vi sembra risuonare, trovare eco controparte in un’estate asfissiante? Dove anche il poco vento ti fa sudare, ti rende madido e fiacco. Abulico.
Un’estate che, per altro, è giunta repentina. Quasi a tradimento. Sgusciando fuori da una coda d’inverno insolitamente gelida… Senza passaggio intermedio. Senza, o quasi, primavera..
Ah, ecco! Mo’ attacchi anche tu la geremiade di tutti i vecchi. Non ci sono più la mezze stagioni. Ai miei tempi c’era l’Anticiclone delle Azzorre. E le estati erano fresche e gradevoli… mica come questo, maledetto, Africano (anticiclone eh… Non è una dichiarazione razzista…)
Vabbè, lo so, sono luoghi comuni. Banali e sfruttati.
Però se mi guardo intorno…In questa luce abbacinante e rovente del meriggio… Se sento l’asfalto – almeno i pochi tratti non ancora in frantumi – che è morbido sotto il mio passo e fonde… Se odo un silenzio assordante, spezzato dal frinire ossessivo delle cicale…e mi guardo intorno. Donne velate. Giovani uomini dalla pelle scura, abituati a questo clima. E l’italiano, se vogliamo “l’uomo bianco senza più fardello” (e qui prendetevela con Kipling, non con me) che arranca a stento, sempre più vecchio e fiacco. E respira con fatica (soprattutto se persiste nel portare la divina mascherina), ansima, tossisce..
Beh la sensazione che l’Africa si stia espandendo, inglobando sempre più le nostre lande, un tempo mediterranee, devo dire che si affaccia. E in modo abbastanza prepotente.
E così ascolto con meno ironia e supponenza i vaneggiamenti dello strambo al bar…. In fondo, per i greci, i pazzi erano sacri. Avevano il dono, crudele, di Apollo. La profezia. Soprattutto di sventure…