Confagricoltura scopre che la Commissione europea ha una visione limitata. E si preoccupa, giustamente, per la inevitabile caduta del mercato interno che, di conseguenza, danneggerà il settore agricolo, a partire dal comparto vinicolo.
Tutto giusto, tutto vero. Ma non proprio coerente con le posizioni assunte, anche in questi giorni, dal mondo agricolo in combutta con il governo.
In combutta, certo. Perché è difficile definire in modo più delicato la folle alleanza tra mondo dei campi ed il ministro Bellanova. Prima gli agricoltori hanno lamentato la carenza di manodopera, circa 200/300mila lavoratori. Rigorosamente stranieri, sia chiaro, perché costano meno. Dunque gli italiani, compresi i nullafacenti con reddito di cittadinanza, non possono muoversi di casa per il virus ma un esercito di stranieri deve essere libero di spostarsi senza limiti. E sono iniziati i contatti con i Paesi dell’Est per far arrivare questa manodopera temporanea. D’altronde anche in Langa si sono costituti, negli anni, insediamenti stabili di immigrati dell’Est che si sono perfettamente integrati e che hanno fatto rivivere, per il rito ortodosso, le chiese cattoliche ormai deserte.
Ma, a quel punto, è scattata la cialtronata di Bellanova che ha chiesto di regolarizzare 600mila clandestini per il lavoro nei campi. Dunque gli agricoltori vogliono 200/300mila addetti, i Paesi dell’Est dell’Unione europea li possono inviare e non c’è bisogno di alcuna regolarizzazione poiché sono europei, ma il ministro chiede di regolarizzarne 600mila che, di conseguenza, sarebbero ulteriori e non sarebbero comunitari. Dopo l’esercito industriale di riserva, paventato da Marx, arriva l’esercito contadino di riserva per abbattere ulteriormente le retribuzioni ed i diritti nel settore agricolo.
900mila persone sottopagate, che ovviamente non possono incidere sulla domanda interna perché a 3 euro all’ora non si possono permettere il Barolo od il Brunello, ma neppure il Nero d’Avola o la Bonarda. 900mila schiavi che non fanno diminuire la disoccupazione italiana perché, giustamente, nessuno rinuncia al reddito di cittadinanza per farsi sfruttare in questo modo nei campi o altrove.
Eppure Confagricoltura si lamenta del mercato interno. Dovrebbe spiegare come può crescere su queste basi, con queste condizioni di lavoro, con questi livelli retributivi. A questo va aggiunto l’impoverimento generale provocato dalla disastrosa gestione dell’emergenza virus, magari in futuro arriveranno nuove tasse per accontentare il Pd, Bruxelles e Colao. Ed il mercato interno si indebolirà ulteriormente mentre l’export avrà bisogno di tempo per tornare alla normalità. Ma si guarda solo all’oggi, alla possibilità di risparmiare sugli stipendi. Per poi frignare se i poveri non comprano bottiglie di vino da 60 euro (o più), se scelgono pomodori cinesi e agrumi marocchini.
1 commento
Mancano gli statisti, ma mancano anche i politici che studiano e sono volenterosi, ma spesso chiacchierano a vanvera associazioni di categoria politicizzata incapaci di fare gli interessi degli associati. E poi ci sono come giustamente si fa notare imprenditori del mordi e fuggi che non hanno progettualità a lungo termine. Ovviamente l’Unione Europea ci mette il suo, ma se le condizioni del mercato fossero seriamente ponderate e valutate e si pagasse il giusto prezzo a chi produce si eviterebbero sfruttamento in nero, abbandono dei campi e si ricollocare ebbero i fannulloni: chi non lavora, non mangia!