“L’altro giorno ho fatto quarant’anni” è un libro del giornalista di Repubblica, Lucio Luca, edito da Laurana Editore, liberamente ispirato alla storia vera del giornalista Alessandro Bozzo, morto suicida nel 2013.
Scrivere questa vicenda è stato un atto coraggioso, perché si è dato risalto, per la prima volta alla condanna di un editore per il reato di violenza privata.
Sono molteplici le difficoltà di fare giornalismo, quando gli editori sono collusi con le mafie locali.
Alessandro, come ama sottolineare Lucio Luca, è stato un giornalista che non ha mai ceduto a compromessi nel raccontare la verità, durante il suo lavoro in un piccolo quotidiano in Calabria. Ogni giorno per Alessandro, rappresentava una sfida, in una terra difficile.
Lucio ci descrive perfettamente le vessazioni subite dal protagonista, prima del triste epilogo del suo suicidio.
Il libro vuole essere espressione dell’intera categoria giornalistica, come racconta lo stesso autore: “In un momento nel quale la categoria dei giornalisti è sotto attacco, sia da un punto di vista economico che politico, mi sembrava giusto raccontare la storia di chi questo mestiere lo fa per passione, con la schiena dritta, perché ancora crede sia un dovere per la democrazia. Malgrado salari umilianti e minacce della criminalità, Alessandro lo ha fatto fino alle estreme conseguenze. Ma la sua voce troppo presto è finita nel dimenticatoio. Ho pensato che scrivere un romanzo, ispirato alla sua storia, potesse essere la migliore risposta a chi considera i giornalisti una casta e non esita a insultarli soltanto perché fanno con dedizione il loro lavoro”.
Nel libro è chiaro l’intento dell’autore di non rendere vano il gesto estremo di Alessandro Bozzo, un gesto dettato da un giornalismo che ha amato, ma che allo stesso tempo odiato, per l’interferenza nel suo pensiero e per il continuo confitto con l’editore.
Il suo mestiere, fino allora idealizzato diventa come una gabbia per lui, nè l’amore per la moglie nè quello per la figlia, riescono a risollevarlo dai suoi sogni infranti.
La copertina del libro appare significativa perché descrive una passione del protagonista di “L’altro giorno ho fatto quarant’anni”: il tennis come specchio di una filosofia di vita.
Vincere il precariato, combattere ogni giorno le minacce per i suoi articoli, per la sua intransigenza, per la crisi familiare aggravata dalle continue pressioni a cui era sottoposto, tutto questo ha contribuito al suo game over.
Nel libro ci sono tanti personaggi veri, altri romanzati, ma non viene meno mai il realismo. Lucio, con passione civile, ripercorre numerose vicende della mala Calabria, restituendo voce ad Alessandro, che a tinte fosche ridipinge non solo un quadro omertoso di una regione, ma il riscatto di una professione troppe volte violentata da luoghi comuni e offesa da tristi epiteti.