Esistono, a volte, limiti che non dovrebbero venir superati. Invece Lamorgese, ministro degli interni, ha ormai superato ogni limite della decenza. Un limite che dovrebbe indicare quando è il momento di rassegnare le dimissioni e sparire definitivamente dalla scena pubblica. Dopo aver mandato le sue eroiche truppe a proteggere e favorire l’invasione dei clandestini; dopo aver spedito le formazioni d’assalto a verificare l’adeguato posizionamento delle mascherine; dopo aver evitato che i combattenti della giustizia intervenissero a salvare le ragazze aggredire dalle grandi risorse a Milano; è finalmente intervenuta per combattere la criminalità organizzata.
Così Lamorgese si è fiondata in Puglia alle prese con una lunghissima serie di attentati. “Fiondata” forse è un po’ troppo. Il ministro è arrivato con calma, eccessiva calma. Però ha assicurato che lo Stato si sarebbe fatto sentire, sarebbe intervenuto con decisione, bla bla bla.l Manco fosse il simbolo delle chiacchiere a vuoto.
Infatti, a 24 ore di distanza, si è subito visto il terrore provocato dalle parole di Lamorgese. Ed è arrivato un nuovo attentato a Monte Sant’Angelo, nel Foggiano. In altri termini una sonora pernacchia a dimostrazione di quanto la criminalità si sia spaventata per i bla bla del ministro. Una sorta di Toninelli degli interni.
Nel caso dei clandestini, Lamorgese può nascondersi dietro l’alibi del buonismo, del politicamente corretto. Già è più difficile perdonare l’atteggiamento delle sue truppe di fronte agli stupri milanesi. Ed è fastidioso l’accanimento su mascherine e Green Pass ma può dare la colpa a Speranza ed esperti fasulli. Però il fallimento sul fronte della criminalità comune non è tollerabile. Non è possibile che un ministro venga sbeffeggiato in questo modo senza che senta il dovere di farsi da parte. Senza che provi un minimo di vergogna per la propria inadeguatezza.
Certo, le eroiche truppe hanno sgomberato una sede di futuristi, guardandosi bene dallo sgomberare gli stabili occupati dai centri sociali. Tanto per chiarire che l’imparzialità non fa parte del suo bagaglio. Ma la pernacchia di Monte Sant’Angelo risuona ovunque. E risuonerà anche dopo eventuali arresti. Perché la sostanza è che la criminalità si diffonde, italiana e straniera, mentre le sue eroiche truppe verificano le mascherine.