Questa notte si accenderanno le Lampade. Perché è la Notte più lunga dell’anno. Quella del Solstizio di Inverno. E le Lampade invocano il ritorno della Luce. E del calore.
È il Solstizio d’inverno. Il momento in cui il Carro del Sole ha raggiunto le profondità degli inferi. E le tenebre sembrano dominare su tutta la Terra.
Ma le lampade accese rappresentano la speranza. Il corso del Sole torna, da domani, ad essere ascendente. I giorni ad allungarsi. In modo impercettibile, all’inizio.
Nell’antica Roma, dopo il Solstizio, il Pontifex Minimus scrutava ogni aurora, per determinare, ad occhio nudo, che il giorno si andava allungando. E questo coincideva con l’alba del 25 Dicembre. Non per nulla, in quella data l’imperatore Aureliano fissò le celebrazioni di Sol Invictus. In concorrenza con il Natale dei cristiani. Ma la Festa era molto più antica.
In molte diverse tradizioni troviamo la celebrazione festiva del Solstizio d’inverno. Perdura in Iran, e in molti paesi limitrofi, l’antichissima traduzione della Notte di Yalda. Addobbi con festoni, fiori, frutta. Pietanze particolari, che evocano la rinascita della Natura a primavera. È tradizione Zoroastriana, che l’Islam non ha spento. Ed anzi ha assorbito e fatta propria.
E anche nella festa ebraica dello Haannukkah, la Festa delle Luci, permane una qualche eco della Yalda Zoroastriana. Certo, l’ebraismo ha storicizzato, come sempre, la Festa, collegandola alla storia dei Maccabei e della lotta contro il regno ellenistico dei Seleucidi. Ma il rito dell’accensione della Menorah – che è nella, cosiddetta, “Torah orale”, quindi non nelle Scritture – non richiama un episodio storico. Bensì un culto del Sole.
Certo, le feste del Solstizio intervengono all’inizio dell’inverno. Quando il gelo comincia davvero a mordere. E quando ci attendono ancora due mesi di buio e freddo. Non per nulla nel più antico Calendario di Roma, quello attribuito a Romolo stesso, gennaio e febbraio non compaiono. L’anno finisce a dicembre e comincia con marzo. Due mesi… spariscono. Perché sono mesi in cui non si può condurre nessuna attività. Né coltivare, né pascolare gli armenti. Né combattere. E i primi latini erano pastori. E guerrieri. Non si vive in quei mesi. Si resta rintanati, sopravvivendo. E sperando nel Sole.
Calendario antichissimo quello Romuleo. Rimanda a epoche remote, in cui i progenitori della stirpe Latina dovevano risiedere molto più a nord. Nelle dimore sub-artiche, da cui, poi, migrarono verso il Mediterraneo. Un mondo molto più simile a quello cantato, nelle epoche successive, dagli skaldi norreni. Un mondo di ghiacci e nebbie, ove ogni Solstizio può sembrare inizio del Ragnarok. Della battaglia finale tra gli Dei, ovvero i Luminosi, e le potenze del gelo e della Tenebra. Giganti, Lupi….
Stasera, dunque, ho acceso la mia Lampada del Solstizio. È una lampada cui tengo molto, tornata a me con la mia biblioteca di famiglia, dopo tanti anni. Quando abitavo in quella deserta e affollata periferia che chiamano Roma, non ho potuto mai accenderla. Non avrebbe avuto senso.
È una lampada in terracotta. Con simboli runici. Vi si mette dentro un lume. E una candela in cima…
Sì, lo so, oggi è oggetto diffuso, e anche commercializzato su vari siti. Ma la mia risale a moltissimi anni fa. Quando Walter Pilo ne trasse solo mille esemplari dal calco in gesso di una lampada degli anni ’30. Poi il calco fu distrutto. E noi celebrammo il Solstizio con quelle lampade. A Riva del Garda. Per inciso, lì si trova la radice remota del nostro “Nodo di Gordio”. E mi scuso per l’autocelebrazione. Ma il nostro non è un Club culturale come tanti altri…
Allora, comunque, queste Lampade non erano conosciute. Solo in seguito sono divenute, diciamo, di moda….Ma la mia è una delle prime. Di quelle originali, create dal geniaccio di Walter…
E questa sera proietta la sua Luce e i suoi simboli nella sala buia.
Fuori, è oscurità, silenzio, neve.
Perfetto.
Arrivo a condividere l’immagine su Fb. Non mi capita spesso.
Ma è un modo di augurare un anno prospero e Felice. E, soprattutto, di dire con Chi vorrei essere in questo momento. Anzi… con Chi sto celebrando il Solstizio.
Jøl!