A pochi giorni dal voto europeo è facile scaricare tutte le responsabilità del disastro economico, sociale e culturale del Vecchio Continente sulla famigerata commissione europea, su quella banda guidata da personaggi come Juncker, Moscovici, Dombrovskis.
Tutto giusto, tutto vero. Se si vuole rilanciare l’Europa, gli euro cialtroni devono essere mandati a casa. Però le loro colpe non assolvono l’Italia.
A sostenerlo, con un coraggio insolito in campagna elettorale, è Oscar Lancini, europarlamentare leghista nuovamente candidato nella circoscrizione Nord Ovest. “È vero – spiega – che l’Italia è un contributore netto, cioè versa nelle casse europee più di quanto riprenda, ma è altrettanto vero che siamo agli ultimi posti per la capacità di intercettare i fondi europei. E questa è solo colpa nostra: i soldi ci sono ma noi restiamo a guardare”.
Mancano professionalità per partecipare ai bandi, manca probabilmente persino quel briciolo di impegno per informarsi su questi stessi bandi. Fiumi di denaro che finiscono in altri Paesi, a cominciare dalla Spagna mentre da noi scorrono solo fiumi di proteste.
Lancini, però, non si limita all’analisi delle carenze sul fronte dei finanziamenti. In Europa lui è riuscito a frenare l’invasione di parte dell’olio tunisino per la mancanza di controlli, “poi però mi sono ritrovato alle prese con grandi aziende italiane che, non avendo olio con caratteristiche tali da ottenere il riconoscimento di prodotto biologico, facevano transitare il loro prodotto proprio in Tunisia dove ottenevano il marchio bio e poi riportavano l’olio in Italia con tanto di etichetta biologica: ecco, la nuova Europa che dobbiamo costruire non dovrà più tollerare questi furbetti”.
Perché è sacrosanto eliminare gli oligarchi nemici dei popoli europei, ma non si può costruire nulla con furbizie da magliari, con il pressappochismo, con le truffe. Ed è confortante che le critiche a questi atteggiamenti partano dall’Italia a dimostrazione che anche qui è diventata primaria l’esigenza di serietà.