“Bisogna ridurre la CO2!”. Ormai è un urlo quotidiano. La Terra sta soffocando per le emissioni di CO2, l’anidride carbonica, ce lo ripetono in continuazione. Poi arriva Alberto Bertone, patron dell’Acqua Sant’Anna, e spiega che non può più produrre acqua frizzante per la scarsità di anidride carbonica per alimenti.
Ovviamente è un paradosso solo in apparenza, poiché la produzione per alimenti richiede interventi particolari. Non è che si possa assorbirla dall’aria per inserirla nelle bottiglie. Però, dal punto di vista dell’impatto iniziale forse sarebbe meglio rispetto alla proposta della Coldiretti di Torino. Che, a Bertone, ha proposto di utilizzare l’anidride carbonica derivata dagli “effluvi animali”. Sì, proprio la busa delle vacche. O come viene definita nelle varie regioni.
In realtà non si tratta di una provocazione, ma di una proposta seria, igienicamente corretta e che non rappresenta una novità.
“Se gli allevamenti – spiegano in Coldiretti – conferiscono gli effluvi animali a un impianto per la produzione di biometano liquido, l’anidride carbonica viene liquefatta pura al 100% e diventa utilizzabile per il mercato delle bollicine e della conservazione dei cibi sottovuoto”.
È ciò che già avviene nel moderno impianto di Candiolo, alle porte di Torino, costruito dalla cooperativa Speranza, che raggruppa allevatori di bovini della zona sud della provincia di Torino. Qui, annesso all’allevamento di frisone dell’azienda Vanzetti, i soci della cooperativa conferiscono le deiezioni di oltre 2.500 bovini, suddivisi in 45mila tonnellate di liquami e 14mila tonnellate di letame l’anno. Con l’aggiunta di colture dedicate da secondo raccolto in misura inferiore al 50% grazie ai processi di digestione e separazione si arriva a produrre metano che presenta una purezza superiore al metano fossile. Il metano viene liquefatto a rigide temperature per diventare Gas naturale liquefatto trasportabile e puro al 99%.
Però, prima di produrre metano, nel processo di refrigerazione il bioreattore di Candiolo separa proprio l’anidride carbonica. Anche questa viene liquefatta, a temperature intorno ai -40 gradi, rendendola così priva di impurità e trasportabile con cisterne.
Da questo processo, rimane il digestato, cioè concime maturo e utilizzabile per interramento nei campi, riconosciuto dall’agricoltura biologica.
L’allevamento, con questi processi, non solo non inquina più ma diventa addirittura produttore di materie prime non alimentari di cui c’è una carenza estrema: il concime (non a caso la lobby della chimica osteggia la diffusione dei biodigestori), il metano per produrre energia elettrica o per autotrazione, l’anidride carbonica per caricare estintori, per uso medicale, per il ghiaccio secco, per il raffreddamento dei server e dei computer e, appunto, per le bollicine delle bevande gassate.
“Dopo le fasi iniziali, la nostra CO2, che ha standard di purezza superiori a quelli alimentari, è sempre stata richiesta, e negli ultimi mesi, è quasi completamente destinata alla produzione di bibite gassate”, dichiara Marco Vanzetti, titolare, con i familiari, della Vanzetti Holstein e socio della Coop Speranza.