L’antifascismo, in Francia, non funziona più. Beata la sinistra italiana alla quale basta scatenare i botoli dei giornali e delle tv, farli ringhiare un po’ contro il pericolo “nero” perennemente in agguato, per portare a casa consensi, arresti, leggi liberticide. Nell’Esagono, invece, il povero Macron si è reso conto che l’antifascismo è ormai solo un’etichetta che non suscita più emozioni, né aggregazioni trasversali di massa.
Così ha trovato un altro argomento con cui attaccare Marine Le Pen e la droite nelle sue diverse forme: l’incompetenza, l’impreparazione. Un tema che, utilizzato da chi – per 5 anni – ha penalizzato le classi popolari francesi, potrebbe sembrare fuori luogo. E invece funziona. La gauche caviar ha abbandonato l’ormai insostenibile superiorità morale per puntare su una presunta superiorità tecnica. Il razzismo delle oligarchie fallimentari nei confronti di chi tenta di spedirle in soffitta.
Che, poi, Macron difficilmente può essere considerato un gauchista in senso classico. Ora ha bisogno dei voti di quella sinistra che ha sempre schifato per 5 anni, preferendo essere l’esecutore degli ordini dei ricchi di Francia.
Tutto dimenticato, in vista del ballottaggio. La gauche non può permettere che vinca Le Pen, benché il programma di Marine sia sicuramente più in linea con quello della sinistra rispetto alle proposte lacrime e sangue di Macron. Ma l’invidia impedisce di vedere anche gli elefanti. E la sinistra transalpina è una professionista dell’invidia.
Però è anche vero che le destre hanno fatto poco o nulla per dimostrare competenza, preparazione, professionalità. Persino quando – e si parla di Francia, mica di Italia – disponeva di queste qualità. Perché, troppo spesso, competenza, preparazione e professionalità esistono a destra ma fuori dagli apparati di partito. Dove si preferiscono altre doti: il lecchinaggio, la mediocrità, la mancanza di autonomia e di iniziativa, l’obbedienza.
Così, ogni volta, si evidenzia l’incapacità di fare sistema, di presentare esponenti credibili per ruoli di responsabilità e di governo. Tra una persona di cultura che pensa e propone ed un funzionario di partito che evita con il massimo impegno ogni riflessione che vada al di là della marca di acqua minerale da collocare sul tavolo, la scelta di vertice privilegerà sempre il funzionario. Non soltanto in Francia. Con il meraviglioso risultato che chiunque, a sinistra, può permettersi di ironizzare sulla mancanza di qualità dei propri avversari. Ricalcando Fortebraccio che aveva copiato Churchill, “Si è fermata un’auto, non è sceso nessuno: era Enrico Letta”. Eppure il signor nessuno viene spacciato per uno statista, o perlomeno per un politico sufficiente.
In fondo, però, l’antifascismo fa comodo a tutti. Alla sinistra priva di idee che si nasconde dietro avvenimenti di 80 anni fa; alla destra che preferisce far la vittima di una discriminazione storica piuttosto di farsi considerare inadeguata alle sfide odierne; ai media di regime che preferiscono rispolverare avvenimenti lontani piuttosto di confrontarsi sul presente, con il rischio di apparire addirittura più ignoranti di coloro che vengono criticati dai giornalisti di servizio.