La riforma militare decretata dal governo di Mauricio Macri (MM) ha il chiaro intento di trasforamre l’Argentina in un paese alla stregua del Messico e della Colombia,
paesi nei quali l’esercito svolge da anni operazioni di sicurezza interna nel tentativo di combattere il narcotraffico e il terrorismo, con risultati a dir poco deludenti: un’alta corruzione dell’esercito, il proliferare dei cartelli della droga e un crescente numero di assassinati tra i civili per mano dei militari.
Il rapporto di cordialità tra il ministro della sicurezza Patricia Bullrich e del ministro della difesa Oscar Aguad con la DEA (il dipartimento antidroga americano) rappresenta la lascivia con la quale oggi l’Argentina sta delegando il controllo dell’esercito e del proprio territorio agli Stati Uniti e al Regno Unito.
Ne è dimostrazione la massiccia e crescente presenza di militari nordamerericani in zone strategiche per il controllo delle risorse naturali ed energetiche: nella provincia di Misiones dove si trova “l’acquifero guaraní“, il bacino acquifero con la riserva d’acqua dolce più grande del pianeta, nella provincia di Neuquen nei pressi del giacimento petrolifero di “Vaca muerta“, già controllato da Chevron e Exxon Mobil, nelle isole Malvinas con la presenza di una base dell’Otan per il controllo degli idrocarburi e dei poliminerali presenti nelle acque circostanti, nella provincia di Jujuy per l’estrazione del litio e nell’estremo Sud nella provincia di “Tierra del Fuego” per il controllo dell’Antartide.
Una serie di interventi che rientrano nei piani del SIAD, il sistema internazionale di difesa, creato dagli Stati Uniti e controllato in America Latina e nei Caraibi dal “Comando Sud” un organismo militare indipendente dall’ambasciata nordamericana.
Dietro le mentite spoglie di una cooperazione bilaterale e dell’appoggio logistico e umanitario, si nascondono una serie di operazioni extraterritoriali degli Stati Uniti che si realizzano con un graduale controllo delle infrastrutture strategiche del paese ospitante.
Il ruolo dato all’esercito argentino nel nuovo contesto di riforma militare sarà quello di facilitare la penetrazione nortamericana in territorio argentino anche attraverso uno spostamento delle forze di sicurezza presenti nelle zone di frontiera- come ad esempio la gendarmeria- sul fronte interno.