Chissà se l’armocromata Elly ha una pur vaga idea di chi fosse Giorgio Amendola. Probabilmente ne apprezzerebbe un passaggio, ricordato da Angelo d’Orsi, a proposito di una delle tante e periodiche fuoriuscite di intellettuali dal PCI. Sosteneva, Amendola, che non era preoccupante, per il Partito la perdita di «piccole frange di intellettuali». Una espressione arrogante e sprezzante. E che aveva suscitato le proteste e l’indignazione di Giangiacomo Feltrinelli. Ora l’armocromata è impegnata a dirimere le polemiche tra profonde pensatrici quali Arisa e Paola & Chiara.
D’altronde la gauche arc en ciel ha sostituito Gramsci con Saviano e Pasolini con Alessandro Gassmann. Difficile pensare a cambiare la maggioranza di governo con queste premesse. Di modificare la società, neanche a parlarne. Anche perché sul fronte opposto i criteri cultural politici sono i medesimi.
Gramsci – ricorda d’Orsi – voleva costruire un tessuto sociale attraverso la cultura, capace di creare un clima antropologico nuovo, adatto al nuovo clima politico. E Togliatti mirava a consolidare quel rapporto fra intellettuali e popolo. E voleva altresì rafforzare sul piano teorico-ideologico l’attenzione che dai ceti colti si andava manifestando verso il PCI. Utilizzando il giornale Rinascita per fornire alle “avanguardie proletarie” uno strumento di formazione politico-culturale che potesse aiutarle a diventare classe dirigente nel post-fascismo.
L’armocromata, invece, pensa di trasformare in classe dirigente del Paese i personal shopper, coloro che marciano con le chiappe al vento, i falsi raccoglitori di pomodori, le sostenitrici del diritto all’eleganza.
L’idea di fondo di Togliatti, spiega ancora d’Orsi, era di “aggregare i diversi e sparsi gruppi di intellettuali che, oltre il fascismo, erano approdati a sinistra, dentro o fuori del PCI, senza collegamenti verticali o orizzontali tra di loro”. Ma si trattava di spiriti liberi che, pur sinceramente “organici” al Partito e alla causa che esso rappresentava, erano pronti a guardare oltre gli steccati dell’ortodossia.
E proprio questo pluralismo interno, sfociato in scontri durissimi, espulsioni, scomuniche ufficiali ma senza per questo portare all’ostracismo reale ed al taglio degli aiuti concreti, determinò una grande vivacità intellettuale che favorì l’egemonia culturale di una sinistra che occupò ogni poltrona e strapuntino dai giornali alle università, dalle fondazioni ai musei, dalle scuole alle biblioteche, dalla pittura alla musica, dalla fotografia sino all’organizzazione delle sagre paesane.
A tutto ciò l’armocromata vuole opporre il confronto tra i nuovi divi usciti da Amici con quelli che provengono da X Factor o da altri Talent televisivi. Uno scontro tra titani. Un dibattito imperdibile tra fini intellettuali. E non arretra di un centimetro per difendere Littizzetto o Ariete, Madame o Rosa Chemical. Le bandiere rosse hanno lasciato spazio a quelle arcobaleno, l’Internazionale a Furore.
E con questa squadra è convinta non solo di prendersi l’Italia, ma anche di cambiarla. Magari non in meglio..