Chi pecora si fa, il lupo se la mangia. Vecchia saggezza popolare. Che, evidentemente, è stata accantonata dai brillanti esperti di comunicazione della destra fluida. Con il grande risultato di permettere ad una sinistra in cerca di visibilità di chiedere con arroganza, più che insistenza, le dimissioni del presidente del senato, Ignazio La Russa, e del sottosegretario Isabella Rauti. Colpevoli, secondo Boldrini e compagni, di aver osato ricordare la fondazione del Movimento Sociale Italiano.
Un partito regolarmente presente in parlamento, un partito di cui han fatto parte sia La Russa sia Rauti. Ma, seguendo il copione ipocrita dei grandi comunicatori fluidi, entrambi han reso omaggio al Msi attraverso lo squallido escamotage di ricordare il ruolo nel partito dei rispettivi padri. E come da copione reale, diverso da quello dei comunicatori, se tu arretri di un passo il tuo avversario avanza di due.
Perché dai l’impressione di aver paura, di vergognarti del tuo passato. Rinneghi oggi, rinneghi domani, a te non resta niente ed i tuoi avversari ti chiederanno comunque qualcosa in più. Anche se sono richieste assurde, indecenti. Se persino dopo la fine della guerra civile nessuno aveva contestato il diritto del Msi di presentare liste e di partecipare alla vita parlamentare, non si può certo seguire ora l’isteria di chi, in parlamento, ha portato un personaggio come Soumahoro. Ma l’assurdo è che La Russa ed altri esponenti della destra fluida sentano la necessità di giustificarsi, di spiegare. Di replicare invece di ignorare bellamente la squallida provocazione.
Forse dovrebbero spedire i loro guru della comunicazione a seguire corsi di psicologia elementare. O magari qualche genitore ancora in vita potrebbe spiegare a questi figli così moderni cosa significhi far politica e confrontarsi con gli avversari senza scappare.
In caso contrario si può sempre scegliere il ruolo della pecora che si illude di salvarsi scusandosi con il lupo.