Oggi è il 13 dicembre. E mio figlio è molto eccitato. O meglio, più del solito. Perché attende l’arrivo di Santa Lucia.
Già, la attende, e, qui a Roma, è uno dei pochissimi, immagino. I suoi compagni di scuola neppure sanno a cosa si riferisca, quando ne parla. Solo uno, lo scorso anno… Era di padre romagnolo. E Lucia passa anche da quelle parti.
Già, perché Lucia è una Santa decisamente… settentrionale. Ed è strano. Perché la Santa, di cui ricorre la memoria secondo il Calendario Romano, è una giovanissima martire di Siracusa dell’inizio del IV secolo. Cui furono, tra l’altro, strappati gli occhi. E, almeno secondo la tradizione popolare, le sarebbero, miracolosamente, ricresciuti. Di qui il suo essere invocata contro le malattie della vista. E il patronato di ottici e oculisti.
Comunque era sicula. Molto venerata a Venezia, però. Perché i veneziani ne trafugarono le reliquie, passando per Siracusa. Come fecero, per altro, con Marco e molti altri santi. Una Città ha bisogno di Santi protettori. Ma se siete impegnati a gestire un impero marittimo e commerciale…beh di Santi, in loco, ne producete ben pochi. E quindi andate a prenderli altrove…dove avevano più tempo per cercare la santità….
Comunque, questo non spiega perché la notte del 13 Lucia porti doni in gran parte della Val Padana. E ancor meno perché sia festa grande in Svezia paese totalmente Luterano, dove memoria di Santi e Sante non si celebra. Però per Lucia, il 12 notte, le fanciulle si vestono con candide tuniche, una corona di foglie con candele accese sulla testa. E sfilano cantando vecchie canzoni. E poi si mangiano particolari brioches allo zenzero. Che verranno preparate per tutte le feste di Natale…
Si raccontano molte storie a tale proposito. Ma la ragione vera è che il merito va dato ai Longobardi.
Già proprio loro. I barbari dalle lunghe Lance, quelli con il re Alboino che si faceva le coppe con i crani dei nemici. Trattati in genere male, e in modo superficiale, nei nostri libri di storia. Ma che hanno lasciato un segno nella nostra cultura popolare più profondo di quanto si creda comunemente.. Perché i Longobardi venivano proprio dalla Svezia. E si sono stanziati in Val Padana. E, per altro, anche in Campania, il ducato di Benevento. Altra regione ove il culto di Santa Lucia è molto sentito.
Il suo nome, in origine, era Lussia. Ed era la Dea longobarda dell’Aurora. E del Solstizio. Che, in antico, cadeva appunto il 13 dicembre. Era una divinità selvaggia, come il popolo che la venerava. E infatti ancora alcuni tratti della nostra Santa Lucia possono apparire… inquietanti.
È una portatrice di doni, certo. Ma molto esigente. Si dice che, nelle notti precedenti quella della sua festa, si aggiri per le vie dei paesi a controllare se i bimbi sono buoni. E, quindi, meritevoli. Ed è usanza, o per lo meno lo era un tempo, che gli adulti, nelle prime sere di dicembre, uscissero per le vie, facendo risuonare campanelli e campanacci. Passa l’asino della Santa. E i bambini, buoni buoni, subito a letto… Altrimenti, Lucia getta loro cenere negli occhi. Che li fa bruciare.
Non proprio un gesto gentile. Soprattutto da una bellissima fanciulla con lo sguardo di ghiaccio e i capelli d’oro fiammante. Che ricorda, però, altre bellissime Divinità femminili. Che non possono venire guardate dagli uomini. Pena…morte o mutilazioni.
Come la Diana latina e la Artemide greca. La profanazione costò cara ad Atteone…. O come la Morrigan Gaelica…
Rappresentano tutte la duplicità del Femminile. Luminosa e oscura al tempo stesso. O meglio, come rivela Lussia /Lucia, tanto luminosa da poter accecare.
E, poi, vi è la, canonica, associazione tra il Portatore di Doni e il Punitore. Santa Claus è, spesso, accompagnato da un demone armato di frusta. Il Krampus. Retaggio della Tradizione di San Nicola, ancora viva sulle nostre Alpi. Dove il Santo è sempre preceduto, nei cortei che attraversano i paesi innevati la sera del 5 dicembre, da una schiera di maschere mostruose, che fingono di scudisciare i bambini accalcati ai lati delle vie. Per purificarli dei peccati. E anche sulla nostra Befana ci sarebbe molto da dire… Ma è troppo presto. Siamo solo a metà dicembre. La vecchia Strega passa a Gennaio. Con il Nuovo Anno…
Santa Lucia è, inscindibilmente, legata al suo Asinello. Che cavalca nella Notte fra il 12 e il 13. E per il quale è opportuno preparare fieno e una ciotola d’acqua. Mentre per la Santa si lasciano sul davanzale biscotti, preferibilmente allo zenzero. E un bicchiere di vino bianco e dolce. Non rosso e forte. Quello lo si riserva alla Befana. Babbo Natale, notoriamente, beve solo latte. Ma a quanto sembra, il Vecchio San Nicola non disegnava un buon boccale di birra. Magari calda e speziata…
L’asino, nel culto di Lucia, ha molta importanza. E lo dico senza alcuna, ambigua, ironia nei confronti di chi ci governa…mai mi sognerei di fare simili paragoni. Per non offendere l’asino. Che è animale nobile. Infatti, in oriente, era la cavalcatura riservata al Re Sacerdote. Non a caso Gesù entra a Gerusalemme a cavallo di un’asina. Il popolo lo acclama. E i Sacerdoti si spaventano. Avevano capito bene. Non era un atto di umiltà come dicono certi pretonzoli odierni. Stava dicendo a tutti: io sono il Re!.
Nel nord Europa, l’asino ha un significato più ambiguo. Nel senso etimologico del termine, naturalmente. Perché è cavalcatura di maghi e sapienti.. Anzi, alcuni stregoni hanno il potere di assumerne l’aspetto. Anche se, in genere, preferiscono quello del suo cugino meno docile. Il mulo. Come il terribile Spin de Mul, che, secondo le leggende dolomitiche, galoppa tra i monti nelle notti di tempesta…
Storie. Leggende. Fiabe. Tante che si intrecciano. Perfette, in una notte fredda e piovosa come questa. Potrei continuare. Sino all’alba. Ma devo affrettarmi. Biscotti e vino ce li ho. Ma devo trovare un po’ di fieno o sostituirlo con qualche verdura. Sperando che l’asino non si offenda…