L’Associazione Italiana Persone Senza Dimora (A.I.P.S.D) ha festeggiato il 22 giugno – sotto una pioggia scrosciante – la riapertura del suo centro di via Pier Dionigi Pinelli n.22/e.
L’invito all’evento reca queste parole:

Ebbene sì, siamo ancora vivi!! Sono stati due anni difficili ma siamo ancora qua!
La voglia di riattivare i servizi rivolti alle persone senza dimora, e non solo – ricordiamo il progetto Portierato di Quartiere che tanto successo ha avuto durante il periodo appena trascorso – si fa sentire in quest’invito che chiama a raccolta i vecchi e i nuovi amici! Ma come è nata questa associazione, unica in tutto il mondo?
Come è nata l’Associazione Italiana Persone Senza Dimora
L’Associazione Italiana Persone Senza Dimora nasce nel 2017, in un dormitorio del torinese. Un gruppo di persone – senza dimora– che di se stessi scrive: folli visionari e affamati d’innovazione sociale – decide di impegnarsi, di attuare una rivoluzione, con l’obiettivo di riuscire a superare quel delicato momento della loro vita, e ai compagni di aiutarli con l’esperienza maturata.
Le esigenze a cui questo gruppo vuole dare sostanza sono, innanzitutto, di tutela per quelle persone che, per un accidente della vita, si ritrovano ad affrontare la vita per la strada. Quello che riscontra nella sua esperienza è una disuguaglianza: i servizi offerti dagli enti non riescono ad arrivare a tutti. È vero, il numero delle persone senza fissa dimora è grande e in costante crescita. Al 2014/2015 risale l’ultima l’indagine Istat sulle persone senza dimora, svolta in collaborazione con Fio.PSD e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Caritas italiana, in cui si parla di 50.724 persone, circa lo 0,08%, che si trovano in una condizione di estrema povertà, a cui spesso si aggiunge un disagio abitativo.
Per questa fragile ed eterogenea categoria le risorse economiche messe a disposizione seppur ingenti – supera di poco 43 milioni di euro la cifra destinata dalla legge di bilancio 2021-2023 alla macroarea dei diritti sociali, politiche sociali e famiglia (previsione per l’anno 2022) – non sono sufficienti, perché rientrano in questa stessa fascia molte altre categorie.
Un altro grave problema che i soci/fondatori rilevano è l’oscurità della normativa volta a tutelarli. I principi costituzionali, la normativa nazionale, regionale e perfino comunale risultano sconnesse e lacunose.
Le carenze legislative nella tutela delle persone senza dimora
Alla luce degli articoli 2 e 3 della Costituzione, che sanciscono i principi di solidarietà e uguaglianza, il legislatore avrebbe dovuto dare corpo a una normativa che, prima di tutto a livello nazionale, assicurasse una tutela sociale ed economica alle persone senza dimora. Da una ricostruzione del quadro normativo appare arduo anche a chi si occupa del settore, trarne una logica organica. Ad ogni livello la normativa si pronuncia sui medesimi temi, senza però coordinarsi con quella che gerarchicamente la precede. Un ulteriore momento di comprensione del quadro attuale lo ha fornito, involontariamente, lo scoppio della pandemia di Covid 19, che ha chiamato a raccolta centinaia di volontari, senza i quali i servizi non sarebbero riusciti a adattarsi alle nuove contingenze.
L’autodeterminazione
Accanto alla necessità di essere tutelati in campo sociale ed economico, e di rendere effettivi i principi di solidarietà e uguaglianza, i soci/fondatori hanno manifestato il desiderio di dar voce a un’altra istanza: l’autodeterminazione. L’autodeterminazione, il riconoscimento della capacità di scelta autonoma ed indipendente, è un diritto compromesso sotto diversi profili per i senza dimora. Non poter scegliere il se, il quando, il come e il dove delle azioni quotidiane (dormire, mangiare, lavarsi), sono alcuni esempi cui se ne possono aggiungere altri mille.
La costruzione di un progetto di vita a questa categoria sembra negata alla radice. Le soluzioni loro proposte vengono decise da altri (enti, organizzazioni, volontari) e raramente concordate. Questa situazione porta, non così di rado, a un rifiuto dei servizi messi a disposizione da operatori pubblici e privati. La strada, pur non costituendo una soluzione abitativa, viene preferita proprio per i margini di autodeterminazione che comunque riserva alle persone senza dimora. Si legge sulla pagina web dell’A.I.P.S.D.:
L’ autodeterminazione è anche un modo per farsi carico delle proprie responsabilità ed essere parte attiva nella risoluzione della propria condizione di fragilità sociale.
L’autodeterminazione è il fondamento della libertà
Da queste istanze, ed altre ancora, nasce nel 2017 l’Associazione Italiana Persone Senza Dimora, costituita e gestita da persone che sono o sono state senza dimora. Da quel momento in poi cresce, unica nel mondo, una realtà capace di rappresentare le persone senza dimora e la loro condizione. Un’associazione che si batte per l’autodeterminazione, per promuovere l’uguaglianza, il diritto al lavoro, una tutela omogenea su tutto il territorio a difesa di chi vive per strada, affinché questa sia solo una parentesi della vita, una condizione da affrontare e da cui trarsi fuori. Inoltre, recentemente è nata nella città di Como una sezione distaccata dell’A.I.P.S.D.
I PROGETTI: ATTIVI E FUTURI
I progetti attivi
L’Associazione Italiana Per Persone Senza Dimora è una fucina di idee. I progetti, portati avanti autonomamente o in collaborazione con altre associazioni ed enti pubblici, sono l’elaborazione di una risposta alle esperienze che, per primi, i soci fondatori hanno vissuto, e alle esigenze che, per primi, hanno avvertito.
Tra i progetti attualmente in essere si ritrovano:
Homeless for homeless
Entro questo progetto convivono più iniziative:
- la formulazione di una guida per persone senza dimora,
- la distribuzione di sacchi a pelo termici ed impermeabili,
- la creazione di reti di sostegno con altre realtà già operanti sul campo,
- la creazione di uno sportello itinerante per reperire informazioni, ricercare risorse e agevolare i contatti con la rete famigliare residua delle persone senza fissa dimora,
- la raccolta dati sul campo per fotografare la situazione attuale in continua evoluzione.
Portierato di quartiere
È un progetto legato alla sede dell’associazione in via Pier Dionigi Pinelli n.22/E e alla circoscrizione 4 della città di Torino. Dalla centrale operativa si erogano ai residenti del quartiere dei servizi. Esempi sono l’accompagnamento degli anziani alle visite mediche, piccole riparazioni in casa, un tool sharing.
Non di solo pane
In collaborazione con Panacea onlus, nell’ambito del bando dei PON metro della città di Torino, si promuove la formazione professionale nel campo della panificazione. L’obiettivo è un futuro reinserimento lavorativo.
I progetti futuri
L’A.I.P.S.D. non ha intenzione di sedersi sugli allori. La programmazione per i prossimi anni si annuncia ricca e innovativa.
Si parte con un insieme di progetti dedicati all’ambito lavorativo. Il diritto al lavoro è uno dei pilastri della nostra Costituzione. Proposito dell’associazione è quello di incentivare la concretizzazione di questo diritto attraverso un progetto sulla imprenditorialità, nel quale l’obiettivo è di fornire le competenze utili alla realizzazione di idee imprenditoriali. Un altro progetto mira invece al reinserimento lavorativo.
Un ambito molto sentito, su cui più progetti insisteranno, è quello del reinserimento abitativo. L’Housing first, la politica che consiste nel saltare lo step dei dormitori e dare alle persone senza dimora un appartamento autonomo, si evolve nel progetto dell’A.I.P.S.D. All’assegnazione della casa si aggiunge l’idea che la stessa divenga uno spazio per l’autodeterminazione. In questa maniera, lasciando agli ospiti una parte di gestione della struttura, in collaborazione con gli educatori, ci si propone di raggiungere la piena responsabilizzazione dell’utente, che diviene partecipe delle scelte della comunità.
La Carta dei diritti per le persone senza dimora
Il più sentito dei progetti che l’Associazione Italiana Persone Senza Dimora coltiva è la redazione della Carta dei diritti per le persone senza dimora. Questa è una delle ragioni che ha spinto l’aggregazione spontanea dei soci fondatori a formalizzarsi in una associazione, insieme al desiderio di collaborare con Fio.PSD (Federazione Italiana degli organismi per le Persone Senza Dimora).
In Italia non esiste nulla del genere. A livello mondiale esiste La Carta dei diritti delle Persone Senza Dimora (Homeless Bill of Rights), che si presenta come una raccolta di diritti di base tratti dalle leggi europee e internazionali sui diritti umani. Ogni città che vi aderisce può decidere di applicare, adattandoli al proprio contesto, i diritti contenuti. Questa flessibilità è causa di un’evidente sperequazione di trattamento.
La Carta dei diritti delle persone senza dimora dell’A.I.P.S.D. pone come principio e obiettivo fondamentale l’uguaglianza.
Attualmente questo progetto è ancora in processo di definizione. In collaborazione la Fio.PSD, Ferrovie Dello Stato, Avvocati di Strada e Caritas Diocesana, l’associazione sta raccogliendo i dati per la stesura. La fonte principale dei dati sarà quindi rappresentata dalle persone senza dimora che vivono in Italia, che verranno invitate, tramite un questionario, a esprimere il loro punto di vista.