È il 1969 e un Dj di Detroit riceve una chiamata da un uomo misterioso: “Paul McCartney è morto”. La sua teoria sulla morte di Paul McCartney è sostenuta da numerosi indizi riguardanti dei messaggi subliminali contenuti nei testi, nella musica e nelle copertine dei dischi dei Beatles.
Le prime notizie riguardanti questo presunto complotto, in realtà, avrebbero già cominciato a circolare nel febbraio del 1967. Ma per i due anni seguenti, le informazioni relative alla morte di Paul McCartney furono viste come dicerie e futili complotti. Infatti è solo dal 1969, che la notizia comincia a fare il giro del mondo. Radio, televisioni, giornali hanno un unico scopo: scoprire la verità sulla presunta morte del grande artista. Non è l’unico grande della musica vittima di teorie complottistiche: qui abbiamo parlato di Tupac.

E se Paul McCartney in realtà fosse solo un sosia?
Nel corso degli anni sono emersi nuovi indizi, fino ad arrivare a un totale di circa 200. Per molti di questi è ragionevole pensare che si tratti di coincidenze, tuttavia un’altra parte risulta dare un forte sostegno alla teoria sulla morte di Paul McCartney e potrebbe risultare quasi convincente, anche per i più scettici.
Uno di questi potrebbe essere la mancanza di apparizioni pubbliche dei Beatles a partire dal 1966, e che si estese il tempo necessario per far pensare che il cantante potesse essere morto e che il gruppo fosse alla ricerca di un possibile sostituto. Ma allora, se Paul McCartney è morto, qual è la vera identità del suo presunto sosia?
Si pensa si possa trattare di un attore di origini scozzesi di nome Campbell. Durante quegli anni di silenzio, i Beatles si sarebbero dunque occupati di trovare un degno sostituto del loro compagno, sottoponendolo poi a interventi chirurgici e plastiche facciali. Il nuovo Paul sarebbe stato poi sottoposto a un “addestramento” così da risultare credibili nei gesti, nei movimenti, nella voce e nelle espressioni di quello originale.

Il mistero della Aston Martin di Paul McCartney
Il mistero della Aston Martin DB5, il modello di auto coinvolto nel presunto incidente del 1966.
La leggenda narra che Paul McCartney, la sera del 9 novembre 1966, a seguito di un forte litigio con la band durante le registrazioni, si sarebbe messo alla guida andando incontro alla sua morte avvenuta a seguito di un incidente stradale. La notizia sarebbe poi stata soffocata per il timore sia dell’impatto negativo che avrebbe potuto avere sul successo della band, sia della reazione dei fan dei Beatles e possibili suicidi di massa.
L’auto di McCartney sarebbe stata poi rintracciata in Italia, a Corsico. Lì per restaurazioni, alcuni ricercatori avrebbero confermato la presenza di segni eloquenti di un probabile incidente, avvenuto proprio nel periodo della presunta morte dell’artista. Tuttavia, sarebbero stati definiti non così gravi da poter essere il frutto di un incidente mortale.
A fomentare i dubbi è la presenza di questa Aston Martin sulla copertina dell’album “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”. Essa si troverebbe sulla gamba della bambola raffigurata in basso a destra: il rosso degli interni sarebbe stato interpretato come un chiaro richiamo al sangue. Ma non finisce qui, ad avvalorare questa tesi contribuisce il fatto che la bambola è tenuta in braccio da una vecchietta, la cui mano sinistra è avvolta in un guanto sporco di sangue.

Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band e la teoria sulla morte dell’artista
Ma i messaggi subliminali offerti da questa copertina non finiscono qui. Infatti, se si avvicina uno specchio alla grancassa della batteria raffigurata al centro e si fanno coincidere il lato inferiore con quello superiore, si potrà notare la data della sua presunta morte, la scritta “He Die” (seppur scorretto grammaticalmente) e una freccetta che indica proprio verso Paul McCartney.
D’altronde per la gran parte dei cospiratori la copertina di questo album rappresenterebbe un vero e proprio funerale in onore del cantante.

Ma allora, Paul McCartney è vivo o morto?
Dal punto di vista musicale, è possibile riscontrare evoluzioni stilistiche: tra l’album “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” e “Magical Mistery Tour” c’è effettivamente un cambio di direzione. È anche vero che i sentori di quel cambiamento c’erano già negli album precedenti. E fu proprio la stessa band nel 1969 a smentire ufficialmente la notizia della morte di Paul McCartney.
Gli indizi a sostegno della teoria sulla morte di Paul McCartney sono circa 200 e tra questi se ne trovano molti anche precedenti alla data del suo fantomatico decesso nel 1966. Quindi la teoria sulla morte di Paul McCartney è vera o no? Se numerose sono le spie di una sua possibile scomparsa, innumerevoli sono anche le prove della sua esistenza, a partire dalle smentite ufficiali effettuate nel corso degli anni, fino alle sue apparizioni, la sua musica e la sua voce.
Fantasticare è bello, ma…
È innegabile, farsi trasportare dalla fantasia e dalla magia che aleggia intorno a complotti e teorie assurde è piacevole. Quasi come se ci permettesse di provare l’esistenza di un mondo altro, in cui tutto è possibile. Però poi si torna alla realtà, e forse ci si accorge che tutti quegli indizi, quei messaggi subliminali a favore di queste teorie e complotti, non sono altro che frutto dell’immaginazione e di coincidenze.
In questi casi è utile ricordare le parole di Umberto Eco. Egli parla di interpretazioni “aberranti”, quelle che deviano dall’intenzione dell’opera stessa. Lasciandosi travolgere da stupore e meraviglia, rischiamo di fraintendere i segnali e associare a coincidenze significati che non corrispondono alla realtà.
“I am alive and well and unconcerned about the rumors of my death. But if I were dead, I would be the last to know”
Paul McCartney
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