Bertu, Dolfo, passi di Gio, Eli. Strani nomi, per dei grandi vini. Ma per Mauro Camusso, imprenditore che 11 anni fa ha creato l’azienda vitivinicola L’Autin, i nomi sono estremamente significativi, fondamentali. Sono i nomi dei suoi famigliari ed in fondo anche i vini sono parte integrante della famiglia. Grandi vini che nascono a cavallo delle province di Cuneo e di Torino, ciascuno con una personalità estremamente diversa dagli altri, come profondamente diversi sono i terreni anche se collocati a pochissima distanza l’uno dall’altro.
Vini rossi, su terreni pesanti, argillosi. Vini bianchi su terreni sabbiosi, sciolti, ghiaiosi. Mica facile destreggiarsi tra realtà così differenti. Ma Camusso, con la collaborazione dei suoi enologi ed ora anche della figlia Elisa, riesce ad ottenere risultati sorprendenti. Però non si accontenta. E dopo aver vinto la sfida con i vini autoctoni e con quelli più “normali” per il territorio, ha deciso di sperimentare vini insoliti per la zona. Ha provato con il Nebbiolo ed il Dolfo è un trionfo. Può bastare? Certo che no. E la sfida si sposta sull’altimetria.
Prima sui 900 metri a La Trappa, dove i filari di Malvasia sono dedicati a Leonardo che qui passò e scrisse. E poi salendo sino ai 1.200 metri per una serie di vigneti sperimentali di fronte a Sua Maestà il Monviso. Ma la sfida si amplia sino a portare in questo angolo del Piemonte le barbatelle di Timorasso, un grande vino tortonese. Nasce così El Bertu, vino dedicato allo scomparso fratello di Camusso presentato sulla terrazza del Turin Palace. Un bianco dalle grandi potenzialità, man mano che le vigne avranno raggiunto la giusta età. Garantendo all’Autin l’ennesima vittoria in una sfida sempre più difficile.